Un voto a chi non verrà eletto va a sinistra

Un voto a chi non verrà eletto va a sinistra

(...) all'una piuttosto che all'altra idea. Dopo il pregevole intervento di Marco Beltrami, capolista alla Camera in Liguria, anche quello odierno verte sull'utilità del voto alla lista di Oscar Giannino FARE per Fermare il Declino, tanto da costituire ormai una specie di genere letterario autonomo e pregevole. E la tua lista di obiettivi (dovrei fare finta di non conoscerci benissimo ed usare il lei, ma sarebbe troppo ipocrita, pregiandomi della tua amicizia), carissimo Clavarino, è la mia lista: «dimagrimento dello Stato, eliminazione degli sprechi, razionalizzazione della macchina amministrativa, alienazione dei beni superflui dello Stato, riforma della giustizia, liberalizzazioni, sgravi fiscali...».
Insomma, siamo d'accordo su tutto. E anche il livello dei candidati, dallo stesso Beltrami, a Michele Parodi, combattivo avvocato di ogni liberalismo, allo stesso Luigi Attanasio - di professione saggio di Confindustria, nazionale o locale, ma comunque saggio - è di assoluto livello. Capaci e pure liguri, il che, nella sagra dei paracadutati, è un trionfo.
E allora, mi dirai. Vieni a votare con noi.
Invece, no. Invece, anche se penso che il vostro impegno sia meritevole e positivo, proprio perchè ha portato nel dibattito italiano alcuni elementi rimasti sino ad ora periferici o sbandierati in campagna elettorale per poi essere accantonati per sempre, a partire dalla diminuzione delle imposte, credo che le presenze «di testimonianza» sulle schede siano inutili. Se la nostra pessima legge elettorale prevedesse il «diritto di tribuna» per chi raggiunge un obiettivo minimo - che so, un eletto per chi prende l'un per cento dei voti, ferma restando la soglia di sbarramento del quattro per i non coalizzati - come abbiamo auspicato anche pubblicamente, lo scorso anno, in un dibattito con Marcello Veneziani, a Palazzo Tursi, nel corso degli splendidi «Dialoghi sulla Rappresentazione» organizzati da Sergio Maifredi - non esiterei un attimo a votare per FARE per Fermare il Declino.
Ma la legge non è così. E il meglio è nemico del bene. E continuare a sognare di avere eletti, soprattutto al Senato, quando tutti i sondaggi dicono il contrario, non aiuta ad avere «uno di cui fidarsi dentro il Palazzo». Se serve l'otto per cento per fare un quorum regionale e i sondaggi buoni ti danno al due e mezzo e quelli cattivi alla metà, a che servono quei voti?
Te lo dico io. Servono a quelli che non sono nè il meglio, nè il bene, ma il peggio. E non servono al tuo nobilissimo intento di «provare a mandare in Parlamento almeno una voce critica di tipo non populista». Magari, dico io! Ma, salvo sconquassi, non sarà così. E allora, come ho spiegato l'altra volta, i voti (buoni e giusti) alla lista di Giannino, oltre a generare rimborsi elettorali per Oscar, andranno indirettamente a Vendola e a Ingroia.
Allora, anche alla Camera, ma soprattutto al Senato, tanto vale darli direttamente a chi può essere il microfono o addirittura il megafono di Giannino, e cioè al Pdl, sia pure con tutti i suoi limiti.
Pensa, caro Alberto, che io stesso, un paio di mesi fa, mai avrei pensato di rivotare per il Pdl. Ma, da un lato la campagna elettorale convincente, dall'altro la ripulitura delle liste, dall'altro ancora soprattutto la visione degli avversari, lascia il segno. Così come ti dico che quando sento alcuni beneficiati dal Pdl - e mi riferisco a quelli eletti in Parlamento o altrove senza le preferenze - strillare contro il Pdl e spiegare che potrebbero votare per altri, solo perchè non è stato ricandidato Tizio o Caio, mi sembra una cosa surreale. E credo che un atteggiamento del genere riporti simpatia verso liste che, magari, in partenza, simpaticissime non erano per eccesso di paracadutati. Insomma, in Liguria, motivi per votare Pdl - anche solo in alternativa a tante altre liste - ce ne sono. Ma, soprattutto a Palazzo Madama, dove il quorum di FARE è praticamente impossibile, è importante concentrare ogni singolo voto su chi è più vicino a una concezione liberale della politica. E, al di là del capolista Silvio Berlusconi, che è Berlusconi, e del numero due Augusto Minzolini - giornalista comunque combattivo e coraggioso, anche quando non lo si condivide sempre, ma giornalista vero - in lista ci sono due ottime persone e liberali e liberisti doc come Roberto Cassinelli e Alessandro Gianmoena, persone capaci e perbene. Insomma, quanto di meglio offre il mercato politico sulla piazza.
Infine, caro Alberto, vorrei condividere con te una bella letterina che mi ha mandato il nostro caro amico e lettore Enea Petretto di Sampierdarena, commentando l'intervento dell'ingegner Beltrami e «l'arguta, elegante interessante risposta». Vedi, Petretto è come me e come te, uno di noi, uno perbene, uno della famiglia del Giornale a cui piace pensare e confrontarsi sul pensiero, esattamente come te, e scrive: «Nelle bellissime ed accorate righe del Giornale avete espresso in modo chiaro, deciso ed elegante l'idea di ciò che potremmo chiamare “frastagliame“ il proliferare di minuscoli movimenti politici creati (pur se con buone intenzioni), più per disturbo che per convinzione. Come è naturale che sia, per vincere le elezioni occorrono consensi trasformati in voto e i buoni propositi non vengono conteggiati. Dipendesse solo dalle intenzioni, ancorchè buone, il nostro bellissimo e sventurato Paese si trasformerebbe nell'Eden che tutti sogniamo».
Sono parole, caro Alberto, che condivido alla virgola. Intanto, ti ringrazio del tuo stile, del tuo rispetto per chi vota diversamente e, soprattutto, del fatto che dici «l'importante è votare».


Spero, il 24 e il 25 febbraio, che lo farai, almeno al Senato, per mandare in Parlamento anche due persone perbene e capaci come Roberto Cassinelli e Alessandro Gianmoena. Altrimenti, il giorno dopo, non lamentiamoci.
Con affetto, tuo

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