Un voto al Pdl per raccogliere l'eredità di Tortora

Un voto al Pdl per raccogliere l'eredità di Tortora

(...) a Ugo Venturini di uno dei vialetti davanti alla stazione Brignole). E anche per tornare a parlare del bel libro di Daniele Biacchessi Enzo Tortora. Dalla luce del successo al buio del labirinto (Aliberti Editore, 15 euro), di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi e che ha suscitato alcuni vostri commenti, da persone sensibili e garantiste quali siete. Fra l'altro, dopo i penalisti che hanno evocato quel grande eroe borghese genovese troppo spesso dimenticato dalla sua città, l'altro giorno è toccato anche al generale Nicolò Pollari, ex capo del servizio segreto militare incredibilmente condannato anche in appello a Milano, affermare all'agenzia di stampa Ansa: «Sono sconcertato, è stata condannata una persona che tutti in Italia sanno essere innocente». E poi: «Non voglio fare paragoni, ma ricordo che anche Enzo Tortora fu condannato a dieci anni». Perchè il punto è tutto lì. A distanza di lustri, il nome di Tortora e la sua storia fanno ancora male a tutte le persone perbene. Il suo martirio e la sua testimonianza, le sue parole e le sue scelte di liberale, sempre, anche da radicale, dopo essere stato abbandonato da parte di Zanone e degli zanone.
Non so come voterebbe oggi, in Liguria, Enzo Tortora. E dico in Liguria perché so perfettamente come voterebbe altrove, dove le firme per presentare «Amnistia, giustizia e libertà», la lista erede delle storiche battaglie radicali, sono state raggiunte. Ovviamente, Tortora voterebbe quella lista lì, quasi monotematica e dedicata ai diritti dei detenuti. In Liguria, invece no, per il semplice fatto che le firme raccolte non sono state sufficienti, anche se i presentatori hanno depositato ugualmente le loro in Tribunale, per dimostrare che erano tutte valide e raccolte con tutti i crismi della legalità. Un piccolo sfregio a coloro che le raccolgono a chili.
Quindi, come voterebbe Tortora? Non lo so e attribuire intenzioni di voto a un morto, mi sembrerebbe sciacallaggio. So, però, che sarebbe una persona perbene, come lo è stato fino in fondo. Come lo è stato a Strasburgo e Bruxelles, quando - pur potendo giovarsi dell'immunità parlamentare - invece chiese e ottenne di essere (ri)mandato agli arresti in Italia, dopo l'inferno della carcerazione preventiva che gli costò probabilmente la vita.
Sono perfettamente d'accordo, quando si parla di problemi delle carceri italiane, con chi dice che - prima di tutto - occorre solidarizzare con le vittime, prima che con i colpevoli. Perché, nel nostro Paese, spesso a tutto si pensa tranne che alle vittime.
Ma, detto questo, occorre anche dire che è vergognoso aggiungere alle pene (giuste) anche un aggravio ingiusto di pena dovuto all'invivibilità delle carceri o al livello di sovraffollamento indegno di un Paese civile. Ed è assolutamente giusto quello che ha scritto a più riprese, proprio sul nostro Giornale, Vittorio Feltri facendo sua la battaglia per carceri vivibili. Concetto ben diverso dall'impunità dei colpevoli.
Quando Enzo Tortora tornò a Portobello, da uomo definitivamente assolto dalle accuse infamanti e da uomo libero, oltreché liberale, cosa che era sempre stato, anche in carcere, la famosissima sera del 22 febbraio 1987 pronunciò il famoso discorso: «Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie“ a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta».
Ecco, oggi, in Liguria, per questa gente che non può parlare, interessandosi costantemente e in silenzio delle condizioni delle carceri - pur sapendo che è una battaglia a volte impopolare e che non porta voti - parla l'onorevole Roberto Cassinelli.

La cui elezione al Senato, come secondo rappresentante del Pdl, è la vera partita delle prossime elezioni. Non so se Enzo Tortora voterebbe per lui. So, però, che apprezzerebbe moltissimo il lavoro parlamentare, anche sulle carceri, fatto da Roberto. Persona perbene, pure lui.

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