Tre volumi per raccontare la geografia nella convergenza degli studi naturalistici e antropici attraverso l'analisi paradigmatica che il professor Emilio Biagini mette a punto in «Ambiente, conflitto e sviluppo. Le isole Britanniche nel contesto globale».
Un'opera che si propone obiettivi didattici presentando ed applicando i concetti chiave della geografia e mostrando lo studio di una regione non fine a se stesso, ma strumento di interpretazioni di processi più vasti. Dieci capitoli in tutto per tre volumi, di cui il primo è centrato sulla teoria dello sviluppo mente il secondo, sull'ambiente fisico delle Isole Britanniche, diventa una summa dei principali concetti di geografia fisica. I capitoli dal terzo al settimo e il nono presentano lo sviluppo nelle Isole Britanniche fino ad oggi, senza trascurare cenni sulla diffusione globale della cultura anglosassone e del suo sistema socio-economico. Il decimo esamina gli aspetti principali della società contemporanea, mentre l'ottavo, dedicato alla geografia urbana, prende in esame un certo numero di città significative.
Uno studio puntuale frutto di una vita dedicata allo studio della lingua inglese iniziata nel '54 e di ricerche in Paesi legati all'impero britannico partire dal '70, che consente a Biagini un approccio globale fondato su tre parole chiave: ambiente, conflitto e sviluppo. Con ampio spazio al concetto di sviluppo, da non confondersi con progresso (e il mito connesso) e crescita (a livello quantitativo). L'autore lo enuclea in un processo globale che comprende l'esistenza umana nei suoi aspetti sociali, culturale e religiosi. Ecco l'approccio altro ad una materia tirando dentro il problema religioso che «è ineludibile per l'uomo e ha un impatto profondissimo sul tipo di società e cultura. Religione matrice della mentalità di ogni popolo e quindi base della sua civiltà».
Poi la necessità di rivalutazione dell'ambiente fisico che diventa una sorta di integrazione fra le variabili fisiche e quelle antropiche, e proprio le Isole Britanniche offrono lo scenario ideale per analizzare gli elementi in relazione. L'Arcipelago conserva infatti traccia di quasi tutti i periodi geologici; è la culla della Rivoluzione Industriale; qui nacque l'archeologia stratigrafica utilizzata per la prima volta nel 1700 nello studio dei forti preistorici. Qui si formò anche lo scientismo, la fede nella scienza come unica fonte di conoscenza, e la compresenza di nazionalità differenti fu fonte di conflitti contro gallesi e scozzesi prima, e verso l'Irlanda e il resto del mondo poi. Che rese l'inglese lingua franca del mondo.
Biagini non dimentica che le Isole hanno donato alla Chiesa grandi Santi, mentre «la Riforma Protestante fu particolarmente distruttiva. Senza contare che la massoneria nacque a Londra ed estese la sua influenza nel resto del mondo».
Allo scandaglio dell'autore anche «il potente controllo anglosassone sui mezzi di comunicazione di massa, dai giornali, fino alla radio, televisione, internet, che fa sì che i punti di vista e la visione della storia di marca protestante anglosassone trovino fortissimi sostegni e riescano ad imporsi quasi ovunque».
Ecco quindi un'opera che non è semplicemente un libro sulle Isole Britanniche, ma un esempio per sviscerare la metodologia di studio della geografia vista come trasformazione dei sistemi spaziali nel corso del tempo. Il rischio per l'autore e i lettori? «Restare abbagliati e intimiditi dallo sbarramento di parole e silenzi del potere culturale dominante, che ha frammentato il sapere in orticelli specialistici dove si perde la visione d'insieme. Non si cerca la luce, ma l'opinione».
Ambiente, conflitto e sviluppo. Le Isole Britanniche nel contesto globale. (Tre volumi, 522 pag, 525 pag e 348 pag, non vendibili separatamente) di Emilio Biagini, Edizioni ECIG, 40 euro per i tre volumi.
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