Il giallo di Lotta Continua «made in Usa»

Torna l’attenzione sul terrorismo degli anni Settanta: su quegli anni, «formidabili» per qualcuno, ma in realtà tragici, ancora oggi, vi sono degli aspetti non ancora chiari. O meglio, su cui probabilmente si è preferito non indagare a fondo. Riguardo Lotta Continua movimento politico vi è ancora una questione in sospeso che fino a oggi non ha avuto soddisfacente risposta. Perché il quotidiano Lotta Continua veniva stampato da una tipografia gestita da americani? Perché il movimento estremista, comunista, movimentista ed extraparlamentare che era contro la borghesia, contro le multinazionali e contro l’America imperialista usava una tipografia «made in Usa»?
Cosa c’entrano gli americani con il foglio Lotta Continua? Cosa c’entra l’intelligence statunitense con il noto quotidiano dove professionalmente si sono formati molti brillanti giornalisti? La stessa domanda la posi ad Adriano Sofri quando andai a intervistarlo. Mi mandò a quel paese. Attendo ancora una risposta. La questione è nota a pochi. Per ricostruirla occorre andare in Camera di commercio e chiedere la stampa delle visure societarie. Quindi legare gli sterili dati camerali agli avvenimenti del periodo. L’intera vicenda si svolge a cavallo degli anni Settanta quando «i berlingueriani non avevano più nulla da offrire alla classe operaia», di conseguenza non rimaneva che volgere lo sguardo sempre più a sinistra. Oltre il Pci. Per diffondere l’ideologia estremista in contrasto con quella più moderata e «ufficiale» di Botteghe Oscure, a partire dal 1969 vennero costituiti alcuni fogli «di lotta».
Tra i tanti, alcuni ebbero fortuna, altri, chiusero dopo pochi numeri. Lotta Continua inizialmente uscì a cadenza quindicinale, poi divenne un quotidiano. I militanti appresero la notizia della trasformazione del loro foglio di riferimento in quotidiano nell’agosto del ’71 nel corso di un affollato convegno che si tenne a Bologna. Come promesso (direttore Adele Cambria) l’11 aprile ’72 uscì il numero uno di Lotta Continua quotidiano (registrazione del Tribunale di Roma 14.442 del 13 marzo ’72). Aggressivo il titolo d’apertura della prima pagina: «Così i padroni della Dc si preparano alla guerra civile contro i proletari». Una nota importante: bisogna sapere che quasi sempre la società che «produce» un quotidiano non è la stessa che fisicamente lo stampa. Una cosa è l’editore, i giornalisti che scrivono, altra lo stampatore. La redazione del quotidiano militante si trovava a Roma in via Dandolo al civico 10. Anche la stampa si faceva nello stesso edificio: incaricata era la società Art Press. Una società a responsabilità limitata con oggetto sociale «l'esercizio dell'attività tipografica ed editoriale». L'Art Press venne costituita a Roma il 1° dicembre ’71, pochi mesi dopo l’annuncio fatto durante il convegno di Bologna. A sorpresa nella compagine societaria troviamo degli americani. Amministratore della piccola stamperia risulta essere Robert Cunnigham junior, nato nello Stato dell’Ohio. Nella stessa strada vi era la Dapco che stampava Daily American, il giornale degli americani a Roma, ancora una volta, amministratore era un Cunningham. Alla fine del ’75 il quotidiano Lotta Continua si trasferì in via dei Magazzini Generali al civico 32/a (direttore Enrico Deaglio). Cambiò sede e cambiò stampatore: questa volta i fogli scorrevano tra i rulli della Tipografia «15 Giugno» con sede nella stessa via, ma all’attiguo civico 30. Tra i soci della nuova tipografia, con una quota minoritaria, vi era anche il solito Robert Cunningham junior (insieme, tra l’altro, a Marco Boato).
Non distante dalla Tipografia «15 Giugno» si trovava la società per azioni Rome Daily American che stampava in lingua inglese il quotidiano degli americani che vivevano in Italia. Per ribadire la liaison tra la via Dandolo e i legittimi interessi statunitensi, va segnalato che a partire dal dicembre 1982 allo stesso indirizzo dove si stampava Lotta Continua si insediò la società Am.P.Co. Srl, American Publishing Company, società a responsabilità limitata. E nuovamente troviamo Robert Cunnigham junior a ricoprire la carica di amministratore unico. Naturalmente avere ricoperto cariche societarie in società che stampavano il famoso quotidiano Lotta Continua non costituisce reato: ognuno è libero di spendere o investire soldi o tempo come meglio crede. Non mi meraviglia se uno o più membri della famiglia Cunningham abbiano amministrato o abbiano ricoperti altri incarichi in un’azienda che stampava il quotidiano Lotta Continua.

Ciò che fa alzare il sopracciglio è la posizione della dirigenza, o di chi sapeva, in Lotta Continua. Come faceva il movimento extraparlamentare di sinistra a conciliare una politica apertamente anti-americana quando i soci della stamperia venivano da Oltreoceano?

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