GIORGIO ARMANI Quando il vestito è un’opera d’arte

Approda alla Triennale la mostra allestita da Robert Wilson, seicento abiti raccontano la carriera dello stilista

Si è aperta con una certa commozione. Non capita a tutti d’avere una mostra di così alto profilo dedicata e organizzata con la massima professionalità ma anche con tanto affetto. «È un grande onore inaugurare le esposizioni monografiche che la Triennale dedica al lavoro degli stilisti - ha detto con soddisfazione Giorgio Armani -. Mai mi sarei aspettato d’arrivare un giorno a vedere una mostra dedicata a me. È la chiusura di un cerchio. Vedere la filosofia che sta alla base delle mie creazioni distillata in questo modo è molto gratificante. La moda è al centro dell’espressione umana e specchio della società e della sua cultura. Ho sempre pensato a una moda che, priva di elementi decorativi fini a se stessi, aiutasse donne e uomini a sentirsi a loro agio grazie al comfort degli abiti indossati». L’apoteosi del lavoro di trent’anni, la sublimazione della moda. È a lui, allo stilista più famoso del globo, che la Triennale con il patrocinio del Comune ha dedicato diverse sale per la mostra che rimarrà allestita fino al primo aprile. Una mostra di Giorgio Armani con un nuovo e straordinario allestimento su due piani di Robert Wilson, il grande regista teatrale, già designer delle precedenti edizioni della mostra. Presentata per la prima volta al Solomon R. Guggenheim Museum di New York (2000), ospitata poi al Guggenheim Museum Bilbao (2001), la mostra Giorgio Armani è stata esposta alla Neue Nationalgalerie di Berlino (2003), alla Royal Academy of Arts Burlington Gardens di Londra (2004), al Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano a Roma (2004), al Mori Arts Center Gallery a Tokyo (2005), e, recentemente allo Shanghai Art Museum (2006). Questa della Triennale è l’ottava e ultima tappa. La mostra, che ripercorre la carriera di Giorgio Armani, si presenta ora arricchita. «Devo ringraziare Milano, la città dalla quale sono partito, la città capace di dare lavoro a chi ha capacità geniali. Milano mi ha fatto nascere anche se sono di Piacenza». Con oltre 600 abiti, schizzi originali e registrazioni audio e video, la mostra offre una prospettiva dell’evoluzione di Giorgio Armani negli ultimi tre decenni, illustrando l’impatto culturale della sua attività e sottolineando il ruolo anticipatore dello stilista nel mondo del cinema. Il procedere della mostra è sequenziale e lineare. Nelle stanze geometriche e formali si susseguono i diversi allestimenti: una foresta astratta realizzata con canne di bambù luminescenti, uno spazio illuminato che si trasforma nel suo riflesso al negativo, un intrecciarsi di linee verticali e ombre, una stanza intrisa di glamour. Ma non finisce qui. Perché Giorgio Armani donerà questi abiti alla città di Milano.

«Dopo questa mostra, stazioneranno in uno spazio apposito vicino alla mia sede di via Bergognone, poi saranno della città, a disposizione degli studenti della Marangoni o della St. Martin’s o della massaia che potrà vedere da vicino i miei abiti».

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