Roma - Giornalisti in silenzio per un giorno. La calendarizzazione in aula alla Camera del
ddl Intercettazioni rappresenta un "atto di forza" secondo il segretario della Federazione nazionale della
stampa, Franco Siddi, che conferma la "giornata del silenzio dell’informazione" indetta per il 9 luglio. "Sappiamo che le procedure parlamentari possono definire date differenti per l’approvazione del
provvedimento - ha detto Siddi a margine della presentazione al Parlamento della Relazione annuale del
Garante privacy - ma oggi è stato compiuto un atto di forza, un segnale indicativo di una volontà negativa
verso ipotesi di riflessione più profonda per migliorare la legge". "Perciò - ha sottolineato il segretario della Fnsi - confermiamo tutte le iniziative di contrasto e promozione
della consapevolezza pubblica sui danni gravi che il ddl intercettazioni comporta. Domani ci saranno un pò
in tutta Italia manifestazioni di intensità ancora più evidente. E poi resta confermata anche la giornata del
silenzio del 9 luglio: un silenzio rumoroso, che è indignazione e protesta".
Pizzetti: "L'allarme per la libertà di stampa è giustificato" Porre limiti specifici alla
pubblicabilità delle intercettazioni, non perchè contenute in atti giudiziari, ma in quanto dati raccolti con lo
strumento delle intercettazioni, "sposta oggettivamente il punto di equilibrio tra libertà di stampa e tutela
della riservatezza, tutto a favore della riservatezza", e può "giustificare che da molte parti si affermi che,
così facendo, si pone in pericolo la libertà di stampa". Così il presidente del garante per la protezione dei
dati personali, Francesco Pizzetti, è intervenuto sul ddl intercettazioni nella relazione annuale al parlamento.
Fini: "Tutelare la privacy, basta eccessi" Nel giorno in cui la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio fissa entro la fine di luglio l’esame del ddl intercettazioni in Aula, il presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo aver criticato questa accelerazione dei tempi, spiega come sia necessaria una legge che tuteli la privacy dei cittadini. "Gli eccessi che causano la prevalenza del diritto all’informazione su quello della privacy devono spingerci a trovare una soluzione diversa da quella di coloro che pensano che il contemperamento tra il diritto alla riservatezza e le esigenze della sicurezza, della legalità e dell’informazione possa scaturire spontaneamente". "Una cosa - aggiunge - è sostenere che una legge possa essere formulata diversamente e meglio, tutt’altra cosa è, invece, accettare che il costo morale e materiale della sicurezza possa essere pagato da quanti alla fine potrebbero essere riconosciuti come innocenti".
Se si considerano i due diritti, quello alla sicurezza e quello alla privacy "come fattori antitetici" e in contrapposizione tra loro, prosegue Fini, si rischia di dimenticare come la sicurezza "non debba essere concepita come un bene assoluto, quanto piuttosto come uno strumento al servizio dei diritti e delle libertà secondo un rapporto funzionale di complementarietà".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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