Il giro del mondo in una sala di museo

Vede di più un turista o un viaggiatore? In mostra da oggi le opere di 35 artisti contemporanei che si interrogano sul tema

Si può anche fare il giro del mondo lungo il perimetro di un tavolo, se le guide sono Peter Fischli e David Weiss, artisti premiati col Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2003. In 1104 fotografie hanno catturato il «loro» mondo, dal prato di casa ai paesi più lontani, per poi assemblarlo in uno stupefacente, caleidoscopico allestimento posato su un tavolo luminoso. O seguire Gabriel Orozco che guarda in basso più che in alto e cataloga come souvenir i sandali abbandonati sulle spiagge o semplicemente lasciati sulla soglia di casa. Ma cosa vuol dire viaggiare oggi? È un luogo, un’immagine, un ricordo, una sensazione esotica? Turisti, viaggiatori, la distinzione tra i due termini è diventata ormai molto labile. Sempre più difficile essere viaggiatori in un mondo globalizzato in cui il turismo fa la parte del leone. In fondo si può andare in uno dei grandi alberghi di Las Vegas ed aver la sensazione di aver visitato l’Italia, la Francia o altri paesi, come racconta Alexander Timtschenko. Gli artisti, osservatori e turisti contemporanei che si spostano sempre più velocemente da un museo terminal all’altro, al Mart di Rovereto dall’11 febbraio al 14 maggio trovano spazio in «Universal Experience: arte e vita. Lo sguardo del turista», mostra curata da Francesco Bonami. È una panoramica che permette di riflettere su come sia cambiato il viaggio, il viaggiare e il viaggiatore. Lo fa in modo poetico, utilizzando i lavori di 35 artisti molto diversi tra loro, ma accomunati dal taglio unico e personale, a volte intimo, come nel caso del tedesco Thomas Struth che immortala uno sguardo al Kunsthistorisches Museum di Vienna o romantico come l’indiano Subodh Gupta che nella scultura di una Vespa con attaccati bidoncini trasporta-latte riassume un modo di vita tradizionale che va rapidamente scomparendo.
Francesco Bonami è curatore del Museum of Contemporary Art di Chicago da dove è partito il tour internazionale che, dopo Chicago e la Hayward Gallery di Londra, vede la mostra atterrare al Mart. «L’idea mi è venuta considerando un evento che si svolse a Chicago, la Columbian Exposition del 1893. Esposizione Universale, città finta in una città reale di cui ancor oggi rimane traccia, catalizzò in città 27 milioni di visitatori. Questa mostra ha trasformato la nozione di America. Si poteva credere nell’America e avere fiducia in essa. E nello stesso modo segnalava come “il turista” potesse connotare in modo diverso invenzioni tecniche come la ruota del Prater e la Tour Eiffel o opere d’arte come la Monna Lisa e la Marilyn di Warhol, diventate oggi attrazione turistica e icone». Andy Warhol è presente con una pietra miliare: il famoso Empire, film di otto ore del 1964, che registra il calare della notte sull’omonimo grattacielo-icona di New York, mentre altro film-culto è Spiral Jetty, di Robert Smithson, del 1970, che descrive la creazione di un argine spiraliforme in un lago nel deserto dello Utah. Viaggi brevi ma intensi: il percorso che Rirkrit Tiravanija, thailandese, compie in bici come uomo-banda dall’aeroporto di Madrid al Museo Reina Sofia, unità mobile completa di tavolo, sedie, piatti, pentole e videocamera. Viaggi pericolosi: il rischio dei dirottamenti aerei documentati da Johan Grimonprez con una minuziosa cronologia dagli anni ’70 ad oggi. Viaggi da antropologo: Sharon Lockhart va nel cuore del Brasile a visitare famiglie di pescatori.


«Forse - conclude Bonami - l’unica esperienza sconosciuta a molti oggi è proprio l’arte contemporanea, un viaggio che offre orizzonti vastissimi». E in questo caso andare al Mart di Rovereto vale, come dicono le guide, il detour.

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