Con queste convenzioni non si va da nessuna parte. Occorre cambiarle. Lo ha detto Giulio Tremonti. Un atto politico come mai si era sentito da parte del professore di Pavia. Cosa l’Europa non gli consente di fare di ciò che vorrebbe fare? Quali sono le convenzioni da cambiare, quelle economiche o anche quelle politiche? Sembrerebbe tutt’e due. Insomma: dove vuole andare a parare?
Certamente va nella direzione che la Lega di Bossi indica non da ieri e che ha ribadito, per bocca del ministro dell’Interno Maroni, in occasione dei problemi migratori che ci troviamo a fronteggiare praticamente da soli. Questa Europa non serve, ha detto Maroni. Con queste convenzioni (regole) europee non si va da nessuna parte, ha detto Tremonti. Queste regole sono state scritte in un’altra epoca,c’era un altro mondo. Ora non servono né bastano più.L’Europa delle regole è inadeguata nei confronti dell’Europa reale.
Ma qual è il nocciolo della questione per Tremonti? Proviamo ad azzardare una interpretazione delle sue parole facendo due più due. Da qualche tempo il potente ministro dell’Economia sembra propenso a non occuparsi più dell’economia pubblica, i conti della Stato che, sia detto per inciso, stanno superando tutti gli esami compresi quelli dell’agenzia che sta mettendo in ginocchio l’America di Obama, Standard and Poor’s. Sembra piuttosto incline a mettere le mani in modo deciso nell’economia «privata » attraverso interventi legislativi - vedi il caso Parmalat dove si è adoperato con una leggina per bloccare la scalata dei francesi di Lactalis. Ma sembra - e questo è una novità - a voler intervenire anche con soldi pubblici (quelli, tanti, della Cassa depositi e prestiti) laddove sia necessario per «salvare» delle situazioni che il mercato da solo non riesce a salvare.
È da tempo che sostiene che ci vorrebbe un po’ più di colbertismo. Jean-Baptiste Colbert, mentre Re Sole stava a Versailles, mise pesantemente le mani nell’economia francese. Protesse l’economia nazionale dagli assalti stranieri, aiutò le imprese nazionali per favorirne l’esportazione dei prodotti e renderle solide. Leggi per bloccare gli stranieri, soldi per aiutare i connazionali. Jules Tremonbert sembra voler fare lo stesso. Il problema è che con questi trattati europei Colbert non avrebbe potuto fare quello che fece e Tremonbert non potrebbe farlo oggi. I vecchi articoli 85 e 86 del Trattato europeo non lo consentono. In quegli articoli sono indicate le possibili deroghe alle leggi della concorrenza in materia di aiuti statali all’economia ma sono, appunto, deroghe, la sostanza è che l’economia deve funzionare in modo concorrenziale e gli aiuti pubblici debbono essere limitati a situazioni eccezionali.
Si riferisce a tutto questo Tremonbert? È questo, o anche questo, che rende le convenzioni europee obsolete e da rifare? Come avrebbe detto il professor Tremonti sono regole eccessivamente mercatiste? Cioè vi è in esse troppa fiducia nel mercato e nelle sue potenzialità? Non si tratterebbe, in questo caso, di un aggiustamento, si tratterebbe di una rivoluzione vera e propria.
A pensarci bene anche le manovre che il nostro vulcanico ministro vorrebbe fare nell’economia del Paese non sono da meno, almeno come filosofia di fondo. Noi siamo di quelli che credono più al mercato che alla politica, tutto compreso, ma non andiamo più molto di moda. Vedremo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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