La giustizia tradisce Saviano: il papà rischia il processo per truffa

Il padre dello scrittore, medico di base, è finito nell’indagine su un giro di ricette fasulle e prescrizioni inesistenti. A giorni si decide sul rinvio a giudizio

La giustizia tradisce Saviano: il papà 
rischia il processo per truffa

nostro inviato a Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Non è un bel periodo per Roberto Saviano. Prima le accuse di plagio, per le frasi di Gomorra che sarebbero ricopiate da quei giornali locali che il bravo scrittore napoletano non si stanca di definire megafoni dei clan. Poi le critiche, piovute da più ambienti, per l’eccessivo presenzialismo da professionismo anticamorra. Oggi si scopre che a giorni il papà Luigi, medico di base alla Asl Napoli3, si ritroverà davanti al gup che dovrà decidere se rinviarlo a giudizio per una storia di prestazioni inesistenti, ricette fasulle, rimborsi non dovuti. L’inchiesta l’ha conclusa nell’aprile del 2006 il pm Alessandro D’Alessio della procura di Santa Maria Capua Vetere e le ipotesi di reato a carico di 27 imputati prendono in considerazione episodi che vanno dal 2000 al 2004 - in gran parte, dunque, a rischio prescrizione – e spaziano dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata, dalla ricettazione al falso, dalla concussione alla corruzione.
Una brutta, bruttissima, storia di malasanità. Così sintetizzata dalla procura nel passaggio dedicato al presunto ruolo ricoperto, nella truffa, dai medici di base: «Avevano il ruolo di stilare ricette riportanti prescrizioni fittizie di esami di laboratorio, con l’inserimento di nominativi, corrispondenti a propri ignari assistiti (che non hanno riconosciuto le prescrizioni loro attribuite) su ricettari loro assegnati». Il tutto con l’aggravante di aver cagionato alle aziende sanitarie locali «che hanno provveduto alla liquidazione di quanto richiesto», un danno patrimoniale accertato «di rilevante quantità».
Nel capo d’imputazione generale la procura osserva come «siano stati smascherati i vari responsabili delle varie e distinte azioni criminali, quali compilatori/falsificatori delle prescrizioni e loro utilizzatori finali, dimostrando la sussistenza di un unico sodalizio criminoso ramificato in più gruppi operativi (...)». Il dato più allarmante e pericoloso, che risulta dalle indagini, «è dato dall’esistenza di un mercato di notevoli dimensioni, ad oggetto la falsificazione e la spedizione di ricette mediche che vengono scambiate con assoluta semplicità da persone che – insiste il pm - non tengono minimamente conto dei gravi danni arrecati all’Erario». Seguono vari nominativi. A un certo punto l’attenzione cade su Luigi Saviano le cui «ricette prescritte sono state rilevate presso i centri Medicina Nucleare N1, Radiologia RxN1, Clinica Sant’Anna». Del papà dello scrittore, i carabinieri del Nas evidenziano «il suo ruolo in seno all’organizzazione, in particolare quello di assicurare ai gestori di tali centri un ingiusto profitto derivante da una serie cospicua di ricette riportanti prescrizioni fittizie di analisi cliniche». Su 54 pazienti interrogati «solo 9 hanno asserito di aver eseguito le diagnostiche loro prescritte, il dato è significativo per dimostrare l’intera percentuale (85%) di incidenza delle false prescrizioni redatte da Saviano Luigi e portate in liquidazione» in centri riconducibili a un altro indagato. Le pazienti di Saviano padre, ascoltate a verbale, hanno disconosciuto le patologie e gli esami clinici (effettuati sulla carta) a loro nome. Accertamenti ormonali ed esami allergici, ad esempio, Carmela A. giura di non averli mai fatti: «Nel 2002 non mi sono nemmeno recata a Caserta per effettuare né prestazioni specialistiche (ecodoppler) né di laboratorio né tantomeno conosco il centro di medicina nucleare N1». Anche Rosario A. e Giovanni A. cadono dalle nuvole quando i carabinieri chiedono un riscontro ai problemi al ginocchio: «Io godo di buona salute in genere – dice il primo - non soffro di particolari patologie per cui debba sottopormi con frequenza a cure o ad indagini diagnostiche». Quando sente parlare di «indagini ormonali» da lei effettuate nel 2002 per un importo pari a 137 euro, Vincenza C. taglia corto: «Confermo che il mio medico di base è il dottor Saviano Luigi, nel corso del 2002 non solo non sono andata a Caserta per fare prestazioni specialistiche» ma «non ho effettuato alcun prelievo di sangue negli ultimi 4 anni in alcun centro della Campania». E ancora. Antonio C. specifica di non aver svolto alcun esame di quelli registrati e sottolinea come «la ricetta medica che mi esibite (...) posso dichiararvi che non la riconosco come mia in quanto mai richiesta al medico né riconosco come mia la firma apposta sul retro». E che dire di Antonio G. intestatario di ricette per risonanza magnetica e visita oculistica effettuate alla casa di cura Sant’Anna. «Non ho mai fatto questi esami, la clinica Sant’Anna la conosco poiché dieci anni fa vi ha partorito mia moglie». E via così, ogni persona la medesima versione.
La versione di Saviano senior sulla vicenda, seppur richiesta dal Giornale attraverso i suoi legali, non si è manifestata se non attraverso una minaccia di azioni legali. Dobbiamo così rifarci a quanto affermato il 24 novembre 2006 dall’avvocato Marina Di Siena all’indomani della notizia dell’iscrizione di Luigi Saviano sul registro degli indagati: «Il dottor Saviano è stato in realtà vittima di una truffa, per un episodio che risale a un periodo a cavallo fra il terzo e il quarto trimestre del 2004. Colpito da una grave malattia autoimmunitaria, Luigi Saviano dovette ricorrere a delle trasfusioni e chiese di essere sostituito per tre mesi. Il sostituto, individuato come medico noto anche nel giro delle sostituzioni, procedette a prescrizioni mediche che non rientravano nelle abitudini del titolare».

Sempre secondo il legale, poi venne fuori «che il medico non era neanche un medico e si avvaleva di un timbro falso». Prescrizione dei reati permettendo, fra tre giorni sapremo se il gup crederà alle prove esibite dall’accusa o alle argomentazioni espresse dalla difesa.

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