Gloria e caduta dell’ombelico: non è più il centro del mondo

Gloria e caduta dell’ombelico: non è più il centro del mondo

Prima degli anni ’70 l’ombelico in mostra era roba da «svergognate» o, al limite, da «figlie dei fiori» (che poi erano svergognate in versione hippie, ma sempre svergognate rimanevano).
Nel ’71, però, irruppe nel convento della Rai bernabeiana un ballo diabolico interpretato da due satanassi dalla faccia d’angelo: Alberto Sordi e Raffaella Carrà, i volti più amati e popolari in un’Italia ricurva sulla gobba andreottiana.
E che ti combinano l’Albertone nazionale e il mitico caschetto biondo di «Canzonissima»? Si mettono a ballare il tuca tuca, con Sordi che tocca Carrà proprio lì: in mezzo al pancino, dove - per la prima volta nella storia del bacchettonismo televisivo - la «madre» di tutte le showgirl (che all’epoca si chiamavano soubrette) ebbe l’ardire di mettersi a nudo.
Dopo quella «scandalosa» danza (di cui sopravvive storica documentazione sul web) il mondo femminile si liberò dalla sindrome del «bottoncino», com’era vezzosamente definito l’ombelico. Da allora nessun ombelico fu come prima; nel senso che nessun ombelico fu coperto come prima. La parola d’ordine divenne mostrare, mostrare, mostrare: non solo in spiaggia, ma anche in città.
Nel breve volgere di qualche estate fu tutto un tripudio di «bottoncini»: a volte belli da vedere, a volte francamente imbarazzanti. Insomma, accadde in piccolo con l’ombelico ciò che in grande era già accaduto con la minigonna: gambe in mostra, comprese quelle che sarebbe stato più opportuno tenere coperte.
Anche la moda si adeguò al costume (quello nazionale e quello da bagno) e così in passerella le maggiori griffe portarono capi per «valorizzare» proprio l’ombelico, ormai universalmente detto «ombelico alla Carrà».
Nei successivi decenni di defilè i corsi e ricorsi «ombelicali» iniziarono a rincorrersi con la stessa frenesia delle automobiline Polistil: negli anni ’80 l’ombelico fu semicoperto, negli anni ’90 fu semiscoperto. E con la «vita bassa» i giovani (compresi i maschi) andavano in giro con mezzo sedere da fuori, spettacolo ributtante al cui confronto perfino un ombelico ben panciuto diventa una meraviglia. Nell’ultimo decennio si è tornati ad allungare le maglie e ad alzare i pantaloni: addio ombelico e ventri tornati sottocoperta.
E, a proposito di ventri perfetti, come non ricordare il giallo (vero o presunto) dell’ombelico «sparito» di Isabella Ferrari, nell’ultimo video-spot targato Yamamay. Guardando e riguardando il video sembra effettivamente che a Isabella sia stato fotoscioppato il «bottoncino» ma la Yamamay non ci sta: «Solo basse insinuazioni».


Chi di sicuro non ha dubbi ad andare fiera del proprio baricentro (e non solo) è invece Belen, eletta da una giuria di esperti «l’ombelico più perfetto del mondo». Definizione che troverebbe d’accordo anche l’immenso Gesualdo Bufalino per il quale «...per chi ci è nato dura poco l'allegria di sentirsi seduto sull'ombelico del mondo».
Con buona pace di Jovanotti.

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