Libano, l'Idf entra a Sud: preso il primo villaggio. Circondata la base Unifil

Operazione di terra e raid su Beirut. Dubbi sulla sorte di Safieddine. Colpita una base pasdaran a Damasco

Libano, l'Idf entra a Sud: preso il primo villaggio. Circondata la base Unifil
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«Dall'inizio dei bombardamenti massicci israeliani sulla valle della Bekaa abbiamo curato 431 feriti civili e 79 sono morti. Prima con i cerca persone esplosivi erano arrivati in ospedale 65 esponenti di Hezbollah e la metà sono deceduti» racconta il fondatore dell'ospedale privato Rayaq, Mohammed Abdallah. Un navigato personaggio dai baffoni grigi con il simbolo della Maserati sulla poltrona dell'ufficio, che sottolinea: «Curiamo tutti, ma appena possibile chiediamo ai membri di Hezbollah di lasciare l'ospedale». La struttura ben organizzata, con 300 letti, si trova all'ingresso della valle roccaforte del Partito di Dio. «Non abbiamo più bombole d'ossigeno, il combustibile per i generatori che garantiscono la corrente scarseggia e poi c'è il problema delle medicine» rivela il capoccia di una potente famiglia locale. «Arrivano farmaci, come aiuto, anche dall'Europa, attraverso il ministero delle Sanità, ma spesso sono scaduti» denuncia Abdallah. Una bambina di sei anni giace semi incosciente in un lettino dopo l'intervento alla testa per estrarle le schegge di un missile israeliano. Rafic Haidar, il chirurgo che l'ha operata, sfoglia sul cellulare le foto delle orribile ferite non solo dei bombardamenti, ma delle devastazioni al volto e all'inguine dei cerca persone bomba.

«Non c'è nessuno in giro e su questa strada una volta trafficata passano pochissime macchine» fa notare Abdallah che si improvvisa Cicerone della guerra nella zona. Davanti agli edifici accartocciati fa tirare giù il finestrino per vedere meglio la scena. I bombardamenti sono mirati e la popolazione è in gran parte fuggita da villaggi, pure cristiani, che sembrano vuoti e desolati. «Oltre quelle montagne c'è la Siria e il villaggio davanti a noi è stato bombardamento 30 minuti fa» spiega la «guida» portandoci alla sua moderna fabbrica di sieri per gli ospedali neanche scalfita, ma chiusa. «I dipendenti hanno paura e sono scappati. Non abbiamo più materia prima. Finite le scorte, nel giro di un mese, sarà drammatico per i 60-70 ospedali che rifornivamo coprendo il 40% del mercato» spiega Hamad, il figlio del capo famiglia, che sembra un modello di Armani rigorosamente vestito di nero.

L'ingresso della Bekaa è avvolto in una calma surreale, ma nel Sud del Libano gli israeliani intensificano le operazioni via terra. La bandiera dello Stato ebraico sventola su Maroun El Ras, una cittadina quasi a cavallo del confine dove si è combattuto duramente. Ieri si sono spostati la quarantina di mezzi militari israeliani e truppe, che sembravano circondare la base irlandese della missione Unifil. Il migliaio di caschi blu italiani asserragliati a Shama, più a Nord Ovest, sono arrivati al livello di allarme 3, il massimo previsto. Neanche il neo insediato capo di stato maggiore, generale Luciano Portolano, ieri a Beirut, è riuscito a raggiungere Shama. «Gli israeliani hanno il dente avvelenato con il comandante spagnolo della missione (generale Aroldo Lazaro nda) - spiega un'alta fonte del Giornale - Per questo non dicono quasi nulla di quello che fanno sul terreno». Il premier Netanyahu ha annunciato la morte sotto le bombe israeliane di Hashem Safieddine (ma il portavoce dell'Idf Hagari non conferma), il successore in pectore di Nasrallah pure eliminato dai caccia con la stella di Davide. E invitato i libanesi a «liberare il vostro Paese da Hezbollah affinché questa guerra possa finire». Israele ha colpito un edificio residenziale a Damasco usato dai pasdaran, uccidendo sette persone. Nonostante le batoste i giannizzeri filo iraniani hanno lanciato ieri 100 razzi su Haifa, la città costiera a Nord di Tel Aviv.

Nella notte di lunedì due vampate rossastre hanno illuminato il cielo a Sud di Beirut e lo stesso partito sciita conferma 26 bombardamenti sulla periferia della capitale in 24 ore. Prima del calare della sera, al ritorno della Bekaa, entrando in città, è spuntata l'ennesima nuvola di fumo delle bombe fra gli edifici grigi di Beirut.

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