La moda degli appelli non passa mai. Figuriamoci poi quella dei manifesti che riporta in calce una teoria pressoché infinita di «nomi illustri». Lo scrittore del terzo millennio scopre, insomma, che il suo ruolo di intellettuale engagè è sempre prestigioso (almeno ai suoi occhi e a quelli del salottto che frequenta). L'ultima occasione per mettersi in posa per una giusta causa la offre una tristissimo anniversario. Il 4 giugno, infatti, ricorre l'anniversario della strage di Tienanmen. Per l'occasione il Literatur Festival di Berlino ha rivolto un appello alle organizzazioni culturali di tutto il mondo affinché quel giorno vengano recitate pubblicamente le opere di Liao Yiwu. Promotori dell'iniziativa personaggi di spicco della cultura internazionale. Tra i tanti basterà citare David Grossman, Nadine Gordimer, Vikram Chandra, Noam Chomsky, John M. Coetzee, Russel Banks, Mario Vargas Llosa, e il nostro Gianni Celati. Liao Yiwu è stato in carcere dal 1990 al '94 a causa delle sue attività culturali e sociopolitiche, in particolare per aver composto il poemetto «Massacro», nel quale descriveva con vivida crudezza la morte degli studenti di Piazza Tiananmen. Una strage sulla quale deve ancora essere fatta chiarezza. I documenti ufficiali parlando di trecento morti (tra cui un centinaio di militari). Le organizzazioni non governative e internazionali hanno sempre parlato di migliaia di vittime (manifestanti disarmati, cui si aggiunge anche il migliaio di persone che hanno perso la vita nei giorni successivi a causa di esecuzioni sommarie). Liao Yiwu venne quindi arrestato per il suo poemetto e solo la forte pressione internazionale indusse i responsabili del Partito comunista cinese a farlo uscire dal carcere. Le torture (soprattutto psicologiche) subite lasciarono, però, il segno: tentò due volte il suicidio. Senza più casa né famiglia fu costretto a mantenersi facendo il musicista di strada. Il suo primo libro, «Interviews with people from the bottom rung of society» (Interviste a gente dell'ultimo gradino della società), ottenne grande successo in Cina, ma fu immediatamente ritirato, tutte le copie vennero distrutte, l'editore punito, i redattori del libro licenziati. Tramite amici, Liao entrò poi in contatto con intellettuali dell'Occidente che gli permisero di pubblicare molti libri, in poesia e in prosa (in molti paesi ma mai in Italia). È tuttora fortemente controllato e osteggiato in Cina per la sua attività di scrittore: gli viene costantemente negato il permesso di lasciare il Paese, anche quando viene invitato all'estero per il conferimento di premi letterari. La mobilitazione in favore Liao Yiwu è la difesa di un intellettuale che sfrutta al meglio le sue capacità analitiche e il suo bagaglio professionale per testimoniare gli orrori (e gli errori) del suo tempo. Quasi una figura anacronistica per il nostro panorama editoriale, Liao Yiwu torna in trincea nel 2008 in occasione del terribile terremoto che ha sconvolto la regione cinese dello Sichuan.
Da quel lavoro di scavo e di indagine sociologica (ricca di testimonianze dirette raccolte tra i sopravvissuti), Yiwu ha tratto «Il grande terremoto» un libro che finisce per essere un agguerrito atto d'accusa contro gli abusi e la corruzione dei militari cinesi preposti al soccorso della popolazione cinese colpita dal sisma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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