Dopo il governo di Giuseppe Conte, anche quello di Giorgia Meloni regala agli italiani un bonus del centodieci per cento.
La differenza è che il primo, quello che doveva rimettere in moto il Paese, si è rilevato un boomerang che ha aperto una voragine nei conti pubblici oggi stimata in 170 miliardi; il secondo, anche se non parliamo di un bonus nel senso letterale della parola, è una boccata di ossigeno per la nostra economia reale. Ieri infatti lo spread – il numerino che indica lo stato di salute e di affidabilità del Paese, più è basso meglio stiamo - è sceso fino a toccare appunto quota 110, miglior prestazione degli ultimi otto anni. Per intenderci, Meloni lo aveva ereditato da Mario Draghi, nell’ottobre del 2022, a più del doppio: 242. Queste sono cose vere e serie, non le chiacchiere da bar di Maurizio Landini, peraltro già smentite ieri l’altro dall’annuncio che quello che sta per arrivare sarà un Natale da record per quanto riguarda i consumi, altro segno inequivocabile che gli italiani tornano ad avere fiducia in se stessi e nel sistema. Il bonus «spread 110», è figlio di tante cose, alcune molto complicate da spiegare in poche righe. Ma oltre ai meriti della premier e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il punto essenziale è la stabilità politica che, scaramucce su dettagli a parte, la maggioranza di centrodestra è riuscita a dare all’Italia dopo oltre dieci anni passati sull’ottovolante di governi pasticciati, improvvisati e quindi senza visione. Siccome il merito da solo non sempre basta se non accompagnato da una dose di fortuna, bisogna ammettere che le disgrazie altrui stanno contribuendo a rinforzare l’Italia sia sul piano della politica europea sia dei mercati internazionali. Tra la crisi nera della Germania – la prima nella sua recente storia – e il disastro che Macron sta facendo in Francia, stupisce dirlo ma l’Italia in questo momento svetta come mai accaduto agli occhi del mondo.
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