Giorgia Meloni, nell'annuale chiacchierata con i giornalisti, ha detto tante cose su tanti temi, ma tutte riconducibili a un'unica questione: questo Paese è riformabile? C'è la volontà e la possibilità di farlo? Lei pensa di sì, e ci sta provando con tutte le sue forze, ma se strada facendo scoprisse l'inverso, cioè che l'Italia è condannata all'immobilismo auto-distruttivo, beh allora non avrebbe dubbi: si farebbe da parte. Non è una novità assoluta, fin dal suo primo giorno a Palazzo Chigi, la premier ha messo in chiaro l'obiettivo della sua missione: governare non è un fine, è un mezzo per cambiare lo stato apparentemente ineluttabile delle cose. Si è data anche un orizzonte temporale molto ambizioso dal punto di vista politico e assai impegnativo da quello del sacrificio personale: cinque-dieci anni, ma solo a patto che ne valga la pena. Detto in altri termini, solo a condizione che - sia pur a fatica e a rilento - l'Italia si muova e non resti ferma come un paracarro. Qui sta una delle non poche anomalie del fenomeno meloniano, che ieri ha trovato piena conferma: una conservatrice di destra che guarda avanti con coraggio e fiducia, opposta ai progressisti-riformisti di sinistra abbarbicati al passato; una conservatrice che si muove a 360 gradi senza pregiudizi ma con giudizio anche in territori ostili, contro progressisti che intendono viaggiare sulla loro vecchia monorotaia per di più arrugginita. Si è sempre detto che le riforme dovrebbero essere condivise tra maggioranza e opposizione. Per quel che si è intuito ieri, Giorgia Meloni è ancora disposta a condividerle, a patto che ciò non significhi affossarle come già successo in passato in un estenuante gioco delle parti. Proverà, altrimenti, ad andare avanti da sola con i suoi alleati. Ma se anche questa strada dovesse rivelarsi impercorribile non sarà lei a incatenarsi alla poltrona, a tirare a campare. Non è un ultimatum, ma un avviso ai naviganti di ogni genere e grado.
Fino ad ora i fatti hanno dato ragione a lei, non è tipo da scoraggiarsi ma neppure da farsi prendere per i fondelli. E a oggi, onestamente, è difficile immaginare un centrodestra competitivo senza di lei. Un campanello di allarme, niente di più. Ma anche niente di meno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.