Chi lavora contro l'Italia

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha lanciato ieri l'allarme sul buco da 15 miliardi che l'innalzamento dei tassi deciso dalla Banca centrale europea ha creato nei conti dell'Italia

Chi lavora contro l'Italia
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Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha lanciato ieri l'allarme sul buco da 15 miliardi che l'innalzamento dei tassi deciso dalla Banca centrale europea ha creato nei conti dell'Italia. Va da sé che non è una bella notizia, piove sul bagnato e sarà difficile che l'ombrello riesca a riparare tutto e tutti. È evidente che la politica monetaria europea viaggia su rotte diverse, quasi opposte, a quelle dell'economia reale dei Paesi membri e non si capisce bene per mano di chi e a pro di chi. Tra guerra in Ucraina, bomba immigrati e costo del denaro, ci sono tutte le condizioni perché si abbatta la «tempesta perfetta», termine che descrive un uragano che colpisce in modo inatteso l'area più vulnerabile di una regione, provocando il massimo danno possibile. In natura l'uomo non ha alcun potere di generarla, non altrettanto si può dire in politica, mondo nel quale lo zampino dell'uomo è in grado di agevolare, ritardare o contrastare gli eventi. È presto per dirlo, ma siamo sicuri che non ci sia alcuna regia dietro coincidenze tanto rischiose per chi in questo momento sta governando il Paese?

Pongo questa domanda perché l'ultimo governo di centrodestra che abbiamo avuto, quello Berlusconi 2008-2011, cadde proprio per una «tempesta perfetta» che, ormai è accertato, fu organizzata a tavolino con una manovra a tenaglia tra poteri politici e finanziari nazionali ed esteri che portò all'innalzamento dello spread a livelli non più sostenibili. E allora mi viene in mente una frase che Giorgia Meloni mi ha detto durante gli incontri per scrivere il libro La versione di Giorgia, che riassumo così: «Se riesco ad arrivare viva alle elezioni europee, poi è fatta». Già, ma chi, come e perché dovrebbe fermarla prima? Sul «chi» le impronte sono ovvie: la sinistra. Sul «come», non avendo lei scheletri negli armadi, l'arma dello spread è certamente la più efficace perché fa saltare i conti pubblici. Sul «perché» la risposta è ovvia: se si dimostrasse che può esistere nel cuore dell'Europa un governo di destra affidabile, europeista e atlantista, beh, le prossime elezioni europee potrebbero riservare sorprese sgradite alla sinistra non solo italiana.

Fantasie? Può essere, ma come nel 2011, la

prima mossa l'altro giorno l'ha fatta il Financial Times con l'articolo, ispirato da economisti di sinistra, «Fine della luna di miele tra gli italiani e il governo». E lo spread è salito. Coincidenze, ma forse anche no.

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