"Dimissioni? Non scherziamo". Sgarbi chiude così le polemiche dei radical chic

A seguito delle polemiche sul suo intervento al Maxxi, Vittorio Sgarbi rimanda al mittente ogni accusa: "È una strumentalizzazione ridicola, non ho mai letto niente di più idiota"

Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi
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C'è grande polemica contro Vittorio Sgarbi a seguito delle sue esternazioni al Maxxi di Roma da parte delle opposizioni. Il sottosegretario alla cultura è entrato nel mirino delle opposizioni, che ora pretendono una presa di posizione da parte di Gennaro Sangiuliano, affinché chieda le dimissioni del critico d'arte. Sgarbi, tuttavia, non è intenzionato a fare passi indietro e i dipendenti del Maxxi dicono di essere stati strumentalizzati.

"Se mi dimetto? Ahahahah, ma non scherziamo. Anzi rivendico tutto quello che ho fatto e detto. Se dovessi accettare il ricatto di alcuni dipendenti del Maxxi staremmo freschi", replica il critico al Corriere della sera, allontanando ogni voce di dimissione. Ma non solo, perché riferendosi alla lettera inviata da 43 dipendenti su 49 al presidente del Maxxi, Alessandro Giuli, Sgarbi risponde: "Questa serata c’è stata 10 giorni fa: io rispondevo semplicemente a delle domande di Morgan. Glielo spiego io: siccome Giuli è di destra, questi signori radical chic ne hanno approfittato per strumentalizzare questa cosa". Ma sono gli stessi dipendenti, in una nota, a dire di essere stati strumentalizzati per "una lettera riservata e personale in cui si esprimeva una riflessione collettiva". Per questo motivo esprimono la massima solidarietà al presidente del Maxxi: "Alla lettera è seguita con immediatezza la risposta del presidente, con l'invito a un incontro importante e significativo".

Sgarbi considera le polemiche contro il suo intervento come una "censura intollerabile, è un'azione intimidatoria inventata da alcuni dipendenti che hanno sollevato uno scandalo che non esiste, a ben dieci giorni di distanza da una serata accolta da applausi e divertimento". Nelle sue dichiarazioni all'Ansa, il sottosegretario riferisce di aver citato nella sua risposta a Morgan, su quante donne avesse avuto, "il discorso di Houellebecq per la laurea honoris causa. Ho parlato della prostata e del mio cancro. È libertà di parlare. Allora censuriamo Petrolio di Pasolini, Houellebecq".

Il critico d'arte fa innumerevoli esempi che secondo il criterio adottato contro di lui potrebbero essere meritevoli di censura e conclude: "Non capisco di cosa parli Calenda o chi come lui polemizza. È una strumentalizzazione ridicola, non ho mai letto niente di più idiota".

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