Fatevene una ragione

Il consenso popolare a Giorgia Meloni e al suo governo è la risposta più oggettiva alle quotidiane polemiche e agli attacchi scomposti dell'opposizione politica, mediatica e giudiziaria

Fatevene una ragione
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Non ho memoria di una coalizione di governo che dopo due anni di attività raccolga più consensi rispetto al momento dell'insediamento. Con Giorgia Meloni, prima donna a Palazzo Chigi, è successo, e questa è la risposta più oggettiva alle quotidiane polemiche e agli attacchi scomposti dell'opposizione politica, mediatica e giudiziaria. Il resto sono chiacchiere, depistaggi per tentare di destabilizzare il governo e distrarre l'opinione pubblica. I fatti veri raccontano infatti un'altra storia e non soltanto nelle intenzioni di voto. Ieri c'è stato un assalto di investitori italiani ed esteri per accaparrarsi 13 miliardi di titoli di Stato messi sul mercato dal Tesoro: le richieste hanno superato i 200 miliardi, nuovo record italiano, secondo di sempre tra i Paesi europei, e segno inequivocabile della fiducia nei confronti di questa Italia, dell'apprezzamento della manovra economica appena presentata (solo tre giorni fa Fitch, una delle principali agenzie di rating al mondo, aveva alzato a positivo da neutrale il giudizio di affidabilità dell'Italia).

Altro che paure, che Italia «fascistizzata» financo nella polizia come ha sostenuto ieri il Consiglio d'Europa, organizzazione internazionale monopolizzata dalla sinistra che nonostante il nome con le istituzioni europee non ha nulla a che fare: agli italiani questo governo piace, immagino non perché pensino sia perfetto, cosa che non è, o dotato di bacchetta magica, cosa che non ha, ma perché stabile e pragmatico, responsabile sui conti, chiaro e coerente sia in politica interna sia estera.

Siamo a meno di metà del suo cammino e il governo, questo è il suo principale merito, ha dimostrato come una destra conservatrice abbia tutte le carte in regola per governare un grande Paese europeo. Soprattutto per questo fa tanta paura alle sinistre, che pensavano di avere a che fare con un effimero e spiacevole incidente della storia.

Non saranno un magistrato fazioso né mille puntate di Report di un altrettanto fazioso Ranucci, non la costante operazione di dossieraggio e neppure sentenze politiche che si preannunciano in arrivo da procure e tribunali contro questo o quel politico a cambiare la sostanza delle cose.

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