Migranti, le mosse del centrodestra per sventare il piano delle toghe

Salvini prepara i gazebo, Nordio annuncia un decreto: non possiamo farci dettare la diplomazia dalle toghe

Migranti, le mosse del centrodestra per sventare il piano delle toghe
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Il centrodestra si muove dopo la sentenza del Tribunale di Roma che ha svuotato l’hotspot in Albania. «L’Italia è sotto attacco», ha tuonato stamattina Matteo Salvini con i suoi, prima di convocare con massima urgenza un Consiglio federale della Lega per rispondere all’offensiva «di una parte della magistratura politicizzata» dopo i casi Open Arms e Albania. Nei prossimi giorni la Lega presenterà nei Comuni italiani mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini, mentre sabato 14 dicembre e domenica 15 dicembre ci saranno gazebo in tutte le città italiane in vista della sentenza Open Arms in agenda a Palermo il giorno 20 dicembre. Per Salvini, «chi impedisce di difendere i confini mette in pericolo il Paese», dice una nota della Lega, critica con l’opposizione che ha festeggiato la decisione dei giudici della sezione Immigrazione del Tribunale civile di Roma che hanno negato la convalida dei fermi dei primi 12 migranti partiti lunedì da Lampedusa sulla nave Libra della Marina militare e sbarcati a Shengjiin, in Albania. È già in navigazione verso Bari la motovedetta della Guardia Costiera «Visalli» giunta ieri proprio al porto albanese.

A Bari presumibilmente i 12 migranti saranno liberi di circolare e potranno presentare ricorso contro il no alla richiesta di asilo da loro presentata e respinta dalla commissione del Viminale, perché Egitto e Bangladesh - loro Paesi di provenienza - non sono considerati “sicuri” da una sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso 4 ottobre. Un verdetto, questo, che rischia di vanificare l’accordo tra Roma e Tirana di hotspot extra Ue, di cui da giorni si discute a Bruxelles e di vanificare la lotta dell’esecutivo ai trafficanti di uomini. «Per la sinistra, ribadire di aver difeso i confini è “blasfemo e riprovevole”. Sempre dalla parte sbagliata, contro l’Italia e gli italiani. Che vergogna», scrive su Facebook il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, una risposta al deputato del Pd Gianni Cuperlo.

Intanto l’ultimo venerdì prima di Natale si deciderà se condannare o meno Salvini. Le parole del suo legale Giulia Bongiorno pronunciate ieri sera da Bruno Vespa a «Cinque minuti» («Se lo condannano per lui non cambia niente») fanno comprendere che l’entourage del leader leghista è pronto anche a verdetto sfavorevole sul caso della Open Arms. Salvini rischia sei anni per sequestro di persona per la nave che da ministro dell’Interno Salvini non fece fermare in Italia con il suo carico di 147 migranti che, secondo il governo maltese «bighellonava per il Mediterraneo» e che aveva rifiutato di far scendere proprio a Malta o in Spagna (il Paese che aveva giurisdizione sulla nave) gli stessi profughi che poi avrebbero festeggiato assieme al proprietario della Ong spagnola Oscar Camps la sua caduta dal Viminale, tanto che per il legale è la prova che questo a Palermo «è un processo politico». Su «Repubblica» Camps si difende: «Fu una reazione immediata al fatto che i naufraghi erano stati trattenuti sulla nave di Open Arms per volontà di Salvini».

Anche il Guardasigilli Carlo Nordio è intervenuto da Palermo, annunciando provvedimenti legislativi: «Non c’è una guerra contro la magistratura, sarebbe sacrilega - dice il ministro della Giustizia - ma contro il merito di questa sentenza, che non solo non condividiamo ma riteniamo addirittura abnorme. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di alta politica», ribadisce Nordio a margine di un convegno, puntando il dito anche sugli equilibri nei rapporti tra Italia e Paesi del Mediterraneo che la sentenze rischia di compromettere. «Non possiamo lasciare l’alta politica alla magistratura, queste decisioni possono creare incidenti diplomatici, come definire “non sicuro” un Paese amico come il Marocco».

Poi Nordio usa un paradosso: «Se noi ritenessimo insicuri Paesi dove vigono regole che noi abbiamo ripudiato, come pene corporali o la pena di morte, allora neanche gli Stati Uniti sarebbero un Paese sicuro e dovrebbero essere espulsi dalle Nazioni Unite». E probabilmente anche la sinistra pro Hamas ed Hezbollah festeggerebbe.

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