La Commissione Ue critica alcune parti delle riforme chiave del governo Meloni su premierato e giustizia. Il report sullo stato di diritto dell`Unione, congelato dalla presidenza von der Leyen prima del voto, colpisce alcuni pilastri delle linee programmatiche, dall`abrogazione dell`abuso d`ufficio fino alla separazione delle carriere. All`Italia vengono inviate sei raccomandazioni sul rispetto dello stato di diritto e sulla libertà di stampa.
Ma quello che per le opposizioni è uno "schiaffo", per Palazzo Chigi è una somma di «osservazioni già note poiché contenute nei rapporti degli anni precedenti». Il report viene ridimensionato nella rilevanza e nel contenuto. Anzi, si nota che «cinque delle sei raccomandazioni sono esattamente identiche» a quelle del 2022 e 2023. Insomma, nessuna tagliola Ue sulle riforme italiane. Soprattutto perché molti degli accenti critici «non sono attribuibili direttamente alla Commissione», ma ai cosiddetti «stakeholders» citati più volte nel documento. Cioè soggetti terzi - enti, associazioni, Ong - spesso in aperta e dichiarata opposizione all`esecutivo, che la Commissione ha consultato per il rapporto, riportandone le opinioni con citazione della fonte. Come l'Associazione nazionale magistrati, schierata in aperta contrapposizione alla riforma Nordio. Viene anche riportata un`intervista alla vicepresidente del sindacato delle toghe, su «una riforma inutile e pericolosa per indebolire la magistratura». Tra le fonti anche l`Anac, Amnesty International e altre organizzazioni non governative. «Si tratta di critiche certamente legittime ma che vanno lette ed interpretate per quelle che sono, ovvero come opinioni di parte». In ogni caso, viene precisato da Chigi, si tratta di un'attività svolta da Bruxelles «in costante dialogo con i governi», e quello italiano ha offerto ampia collaborazione.
Tra i nodi più critici elencati la riforma del premierato, su cui «alcune parti interessate hanno espresso preoccupazione per le modifiche proposte all'attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sul fatto che possa portare maggiore stabilità». E l`abrogazione dell`abuso d'ufficio, che «potrebbe portare a livelli inferiori di individuazione e indagine di frode e corruzione». Eppure ampie rassicurazioni in sede europea erano già state fornite dallo stesso ministro Nordio, che aveva spiegato la necessità di eliminare il reato che alimenta la cosiddetta «paura della firma». Aveva anche chiarito che l`Italia «ha un arsenale potentissimo» contro la corruzione, a differenza di altri Paesi. Il rapporto, però «contiene anche ampi riconoscimenti sull'efficacia del nostro sistema giudiziario, sui progressi ottenuti in termini di lotta alla corruzione e sul rispetto del pluralismo e della libertà dei mezzi d`informazione» sottolineano fonti di governo.
Bruxelles si preoccupa anche per la separazione delle carriere, che però è una riforma costituzionale che prevede un iter lungo in Parlamento, ed è ancora in fase embrionale. «Sono necessarie garanzie istituzionali per assicurare che i pubblici ministeri», scrive la Commissione. Esattamente la critica dell'Associazione nazionale magistrati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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