Ramadan, scuola chiusa. Il ministro: "Verifichiamo"

"Mentre qualcuno vuole rimuovere i simboli cattolici - come i crocifissi nelle aule - per paura di offendere, in provincia di Milano una preside decide di chiudere la scuola per la fine del Ramadan"

Ramadan, scuola chiusa. Il ministro: "Verifichiamo"
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«Mentre qualcuno vuole rimuovere i simboli cattolici - come i crocifissi nelle aule - per paura di offendere, in provincia di Milano una preside decide di chiudere la scuola per la fine del Ramadan. Una scelta inaccettabile, contro i valori, l'identità e le tradizioni del nostro Paese. Non è questo il «modello» di Italia ed Europa che vogliamo».

Dopo le polemiche sollevate nei giorni scorsi dall'eurodeputato Silvia Sardone, con questa nuova dichiarazione di ieri dal suo leader, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini (nella foto), la Lega rilancia sulla vicenda dell'istituto «Iqbhal Masih» di Pioltello, comune 15 chilometri a est di Milano, con un'alta densità di immigrati residenti in particolare nel notissimo quartiere-dormitorio «Satellite». Nell'istituto intitolato al bambino pakistano diventato un simbolo contro il lavoro minorile e frequentato da 1.270 alunni fra infanzia, primarie e medie (una presenza straniera che supera il 43%, in aumento di 80-100 iscritti l'anno) infatti, per la prima volta in Italia gli allievi della scuola primaria e secondaria resteranno a casa non solo per le festività pasquali, ma anche mercoledì 10 aprile, in concomitanza con la fine del Ramadan, il mese sacro del digiuno che i fedeli musulmani dedicano alla preghiera, alla meditazione e all'autodisciplina.

La decisione del consiglio di istituto in questo senso ha suscitato com'era prevedibile non poche reazioni, anche se la spiegazione rilasciata al Fatto Quotidiano dal dirigente scolastico, Alessandro Fanfoni, mette in evidenza aspetti esclusivamente pragmatici di questa scelta: «A Pioltello abbiamo classi dove negli anni scorsi in occasione della fine del Ramadan, di fatto, venivano a scuola in tre o quattro. I bambini di fede islamica sono la maggioranza e nonostante le linee guida sull'inclusione consiglino di formare classi con non più del 30% di stranieri, noi arriviamo al 43% perché questa è la nostra utenza. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi numeri e alla realtà. Questa festa è per molti di loro una tradizione, tra l'altro spesso condivisa anche dai compagni di classe italiani che partecipano per condividere».

Le critiche, però, sono ben lungi dal placarsi. E il ministro Giuseppe Valditara annuncia: «Ho chiesto agli uffici competenti del ministero di verificare le motivazioni di carattere didattico che hanno portato a deliberare la deroga al calendario scolastico regionale e la loro compatibilità con l'ordinamento».

In questo clima non può quindi non colpire in maniera altrettanto significativa anche l'appello lanciato in una lettera della Diocesi di Bergamo datata 4 marzo e firmata dal

vescovo, monsignor Francesco Beschi e nella quale si invitano sacerdoti e fedeli a unirsi in preghiera per il Ramadan in nome della «importanza del dialogo interreligioso come condizione necessaria per la pace nel mondo».

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