"Se l'opposizione dice no, noi andiamo avanti". Tajani sulle riforme del governo

Anche se l'opposizione va all'Aventino, il governo intende proseguire la strada delle riforme che porta anche al premierato per garantire stabilità al Paese

"Se l'opposizione dice no, noi andiamo avanti". Tajani sulle riforme del governo

Antonio Tajani è stato ospite di Lucia Annunziata nel programma Mezz'ora in più e ha affrontato i principali temi dell'attualità politica della settimana, tra i quali quelli legati alle riforme. Ed è proprio su questo punto che ha lanciato un forte messaggio alle opposizioni parlamentari. Se sceglieranno l'Aventino e rifiuteranno il dialogo con la maggioranza sul tema delle riforme costituzionali, ha sottolineato il vicepremier, "noi andremo avanti, poi ci saranno i referendum e decideranno i cittadini".

Il governo guidato da Giorgia Meloni, infatti, intende sfruttare i 5 anni a sua disposizione per attuare il programma proposto in campagna elettorale e per il quale ha avuto il mandato da parte degli italiani. "La Costituzione non è una norma di fede, se non ci sono norme che consentono di governare, il Paese ne soffre", ha aggiunto il ministro degli Esteri mettendo in evidenza l'importanza delle riforme istituzionali. Tra queste c'è il premierato, un obiettivo che il centrodestra di governo non ha mai nascosto e che garantirebbe stabilità al Paese: "Non possiamo continuare a presentarci in Europa con governi che cambiano, non capiscono più qual è l'interlocutore". Un'esigenza per dire "basta con governi che cambiano ogni sei mesi, non eletti dal popolo".

Ma Tajani sottolinea come la "migliore ricetta" di riforma della costituzione "va trovata fra maggioranza e opposizione", con il dialogo. Per questo motivo il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i vicepremier hanno deciso di ascoltare le forze di opposizione, per presentare al termine del dialogo delle proposte. Nel corso dell'intervista, il ministro degli Esteri ha smentito le voci di corridoio messe in giro da chi cerca di destabilizzare il governo, secondo le quali il premier sarebbe eccessivamente accentratrice. "Non ho mai ricevuto né una richiesta, né un'imposizione. Quando ho chiesto qualcosa ho sempre avuto risposte positive, vengo consultato per tutte le decisioni che vengono prese in quanto capo delegazione di Fi. Che poi il presidente del Consiglio voglia fare il presidente del Consiglio, è legittimo: menomale che è così", ha sottolineato.

Inevitabile, quindi, un passaggio sulla crisi diplomatica tra Italia e Francia dopo le dichiarazioni di Gerald Darmanin: "Sono naturalmente amico della Francia ma come ministro degli

Esteri devo difendere la dignità di 60 milioni di italiani che nessuno può infangare. Mi auguro che dal governo francese arrivino scuse o delle indicazioni rispetto alle scelte fatte dal loro ministro dell'Interno".

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