Valditara: "La sinistra sulla scuola è in ritardo di 50 anni"

Il ministro dell'Istruzione: "Un'opposizione manichea ha passato ore a discutere della parola addestrare"

Valditara: "La sinistra sulla scuola è in ritardo di 50 anni"
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Ministro Giuseppe Valditara, è stata da poco approvata alla Camera la riforma sulla filiera tecnologico-professionale. Che significato ha questa norma?

«Si tratta di una riforma che ci mette al pari con le nazioni più avanzate, necessaria per colmare il divario con il mondo del lavoro. È stata oggetto della dichiarazione del G7 di Trieste con i principali Paesi dell'Occidente, crea un raccordo tra scuola e industria come avviene in tutto il mondo. Solo in Italia l'opposizione ragiona con la testa orientata al passato. In un dibattito parlamentare - che è apparso surreale - è stato citato perfino Gramsci. Massimo rispetto per lui ma non per l'acutezza della sua proposta sulla scuola visto che aveva l'idea di una scuola unitaria uguale per tutti, un'idea sorpassata già 50 anni fa».

Il governo e il ministero dell'Istruzione da lui presieduto hanno fortemente voluto nel Decreto Scuola l'istituzione dell'insegnante di sostegno per i nuovi italiani. Per quale motivo?

«È fondamentale dare una speranza di successo formativo a tanti giovani stranieri, stranieri di prima generazione che hanno un tasso di dispersione scolastica superiore al 30%. In una stessa classe ci possono essere ragazzi che hanno un gap di due anni di apprendimento e di competenze. Bisogna capire che questi ragazzi sono svantaggiati. Noi prevediamo un insegnante specificatamente reclutato che avrà il compito di insegnare la lingua a chi non la conosce. Anche in questo caso ci mettiamo al passo con le esperienze europee. La sinistra spreca tempo e parole, noi abbiamo fatto il primo vero intervento concreto».

C'è poi la questione degli studenti con disabilità.

«Abbiamo provveduto alla specializzazione grazie a Indire di 85mila insegnanti di sostegno e dopo 20 anni abbiamo realizzato ciò che le famiglie chiedevano. Con questo provvedimento, finalmente diamo la possibilità della continuità didattica su richiesta della famiglia. Se la famiglia vede che il ragazzo si trova bene con quell'insegnante di sostegno - che purtroppo oggi cambia ogni anno - può chiedere di proseguire con lui».

Avete messo in campo una strategia per rafforzare l'offerta didattica nel centro-Sud. Con quali risultati?

«L'indagine Invalsi conferma che grazie ad Agenda Sud si sono registrati recuperi maggiori nel Meridione rispetto al Nord Ovest e al Nord Est, aree dove pure c'è stato un miglioramento rispetto all'anno passato. Agenda Sud ha fatto la sua parte. Senza dimenticare che stiamo varando anche Agenda Nord, un intervento di supporto per quelle scuole situate nelle periferie dei grandi centri urbani del Settentrione dove spesso ci sono tassi di dispersione vicini a quelli del Mezzogiorno».

Cosa risponde a chi la accusa di promuovere una «vulgata turbo-capitalista»?

«La politica deve essere politica del buonsenso, deve individuare soluzioni di ragionevolezza. La sinistra ragiona con il pregiudizio ideologico, continua a sposare una visione manichea, estremista, abbiamo passato due ore a discutere alla Camera sul termine addestramento. Un termine pienamente corretto come conferma la Treccani che lo usa rispetto agli studenti come sinonimo di istruire e preparare. Il tutto per un emendamento già votato dal Pd nel 2015. Tutto questo dà l'idea di come questa sinistra sia prigioniera del refrain del dagli al fascista, come conferma la surreale vicenda del professore piddino. Si è gridato al pericolo fascista per poi scoprire che si trattava di uno scherzo di pessimo gusto fatto dagli studenti a un professore che non c'entrava nulla e aveva la tessera del Pd. Io dico: torniamo a dare risposte concrete, partendo dal disagio e dalla necessità di dare un futuro ai giovani. Serve un'istruzione tecnico professionale che diventi un percorso di serie A e possa creare occasioni di lavoro vere e competitive».

Lei ha firmato una circolare che vieta l'uso dei cellulari anche per ragioni didattiche. Per quale motivo?

«Non credo che si faccia buona didattica con i cellulari fino alle scuole medie. E questo ovviamente non significa l'uso del tablet o del computer che devono essere però utilizzati sotto la guida del docente. Un conto è l'Intelligenza Artificiale per perfezionare la didattica, altra cosa è usare il cellulare in classe. Così come sono convinto che il diario cartaceo resti fondamentale. Il Parlamento poi a settembre si esprimerà sul voto di condotta e sui voti alle elementari».

Le famiglie meno abbienti spesso in estate vanno in sofferenza. Le scuole possono diventare come luoghi di supporto istituzionale?

«Devono farlo.

Con il piano estate abbiamo coinvolto 950mila studenti e 5500 scuole in attività ludiche, ricreative, sportive, teatrali, e per chi vuole anche di recupero scolastico o potenziamento. Una grande opportunità per i giovani e per le famiglie che non possono permettersi vacanze e che quando la scuola chiude perdono un punto di riferimento».

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