L'ultimo libro, postumo, di Almudena Grandes, da poco uscito in Italia, Il grande sogno (Guanda, pagg. 491, euro 20, traduzione di Roberta Bovaia), presenta un mondo distopico, una realtà proiettata in avanti a causa dell'emergenza epidemica che sconvolge la vita degli uomini, con i suoi intricati dibattiti e le tragiche emergenze. Il romanzo nasce infatti durante la diffusione del Covid che costrinse l'autrice, nel marzo del 2020, a rinchiudersi nell'esilio della sua casa. Una situazione ideale per immaginare un futuro segnato dalla terribile pandemia che altera e trasfigura la vita sociale e politica del Paese. Parliamo di un romanzo corale che presenta una settantina di personaggi, dove il numero ristretto dei protagonisti maggiori, tra cui s'impone il Grande Capitano, è compensato da una serie di voci minori ma di grande rilievo nella costruzione e nella dinamica del libro, quali sono l'anziano Domingo, il pasticciere Enrique, alcune domestiche - la honduregna Yénifer e la polacca Olga - insieme ad altre figure minori: i poveri, gli sconfitti, gli umiliati, i volti amati da Almudena Grandes (1960-2021), presenti in tutta la sua narrativa.
Dopo la prima emergenza creata dal diffondersi del contagio, la trama del libro vede la nascita di una nuova forza politica, il Movimento Civico Soluzioni Subito che stravince le elezioni. Lo guida un imprenditore di successo, Juan Francisco Martínez Sarmiento, un arrampicatore sociale di umili origini, diventato il Grande Capitano, il quale sostituisce l'ideale dei vecchi partiti politici, incapaci di vere trasformazioni, con il modello di una società fondata sull'efficienza e il consumismo, incoraggiato da una vasta campagna pubblicitaria e dalla nascita di grandi centri commerciali. Uno Stato - per semplificare - che al posto dei ministri di un governo nazionale preferisce i responsabili di un consiglio di amministrazione.
Dopo un blackout generale che isola il Paese, seguito da una programmata azione vandalica, il primo intervento del Movimento cancella la Polizia e la Guardia civile, sostituita da un nuovo Corpo militare agli ordini del Grande Capitano. È il trionfo di una politica basata sulla spesa e il consumismo, che vede la Spagna bombardata da continui slogan di propaganda e fake news, tesi a inseguire il benessere, a creare un mondo felice assicurato da uno stuolo di falsi terapeuti e supponenti virologi che entrano nelle case, controllano la salute e persino i pensieri delle persone, fedeli esecutori di un nefasto progetto di trasformazione di identità politiche in supermercati internazionali.
L'ora della sofferenza, mitigata da un sogno utopico che alla fine vede il trionfo di un mondo migliore, come recita il titolo del libro, Il grande sogno (in spagnolo, Todo va a mejorar), segna gli ultimi giorni di vita della scrittrice spagnola. Preoccupata per la fine della democrazia, lancia la sua accusa contro i colpevoli che controllano l'informazione, interessati soltanto al progresso economico a danno della libertà e della giustizia. L'imperativo etico e la passione civile che alimentano la scrittura di Almudena Grandes denunciano la vulnerabilità a cui è esposto il cittadino di fronte all'inganno perpetrato dai mezzi ufficiali della comunicazione, a partire dalla tv, e il potere politico con le sue dispotiche regole.
Naturalmente, nel sottofondo della realtà quotidiana si intrecciano storie d'amore comuni, come quella che vivono, nei luoghi meno opportuni (una barella d'ospedale, un bagno riservato ai malati, un ripostiglio per farmaci), la dottoressa Álvarez e il giovane poliziotto Rodrigo Sosa Ramírez, il quale lotterà poi strenuamente contro il potere, la violenza e la sopraffazione. La pandemia li ha fatti casualmente incontrare nell'ospedale, legati alla catena del desiderio carnale, sebbene conoscano appena i lori nomi, sufficiente per baciarsi, stringersi fra le braccia e amarsi, sfidando il pericolo del contagio.
Siamo all'inizio del Covid e tutto gira attorno al terribile virus che proietta avanti la sua ombra minacciosa. Da questa soglia aperta verso un oscuro futuro, Almudena Grandes indica e stigmatizza la minaccia della limitazione della libertà, mascherata dalla necessità di combattere una nuova epidemia. Esiste però l'impegno ideologico, al quale la scrittrice fa appello; esiste la capacità di resistere e lottare di cui è capace la gente semplice, abituata a combattere le ingiustizie e le avversità della vita quotidiana. La scrittrice si rivolge a loro e a tutti noi, invitandoci a salvare la democrazia del Paese.
Il racconto delle storie individuali è così vivo e pregnante che sovente finisce per imporsi sul resto della trama, al punto da creare una specie di iato tra il realismo descrittivo, caratteristico della scrittura di Almudena Grandes, e il racconto distopico, gravido di minacce e solo in ultimo aperto alla speranza. La narrazione appassionata dei minuziosi fatti soggettivi sembra a volte sovrastare la metafora del potere politico.
L'ultimo libro che l'autrice spagnola ci regala è dunque la storia di una denuncia di grande attualità, lanciata nel futuro e resa attraverso il racconto di singoli destini, che alimenta anche il sentimento d'amore. Resta da aggiungere che il breve capitolo finale è opera di Luis García Montero (compagno di Almudena e poeta tra i più popolari), come lo stesso confessa nelle pagine finali del volume, dove la grave malattia tronca la scrittura del romanzo. García Montero è anche autore di una recente raccolta di versi, Un año y tres meses, nata dall'esperienza del dolore vissuto e condiviso fino in ultimo con Almudena.
Accompagnano i versi alcune sofferte domande, a cui è difficile rispondere quando la morte porta via la persona cara: «È la tristezza, la devastazione intima, quello che misura il nostro amore quando perdiamo l'essere amato? Non sarà forse l'intimità della convalescenza una strana forma di tenerezza, l'ultimo riparo della felicità condivisa?».
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