La guerra dei brevetti non si ferma al Blackberry

Adalisa Mei

da Milano

La vicenda del Blackberry e la battaglia legale tra le due società americane Research in motion (Rim) e Ntp, ha fatto discutere e continuerà a far discutere il mondo economico e non solo. È una storia di brevetti e di innovazione. Di liti e di incomprensioni.
La battaglia tra le due società, che hanno rivendicato la maternità di alcuni brevetti utilizzati nella produzione del palmare, è terminata con un accordo extragiudiziale. Manager e uomini d’affari di tutto il mondo, soprattutto americani, erano preoccupati per la chiusura tout court del servizio. Alla fine l’hanno spuntata soprattutto loro. Il loro Blackberry è salvo. Ma facciamo un passo indietro. Il protagonista della vicenda è un piccolo oggetto di culto degli uomini d’affari: alcuni lo definiscono l’Ipod dei manager. Si tratta di un apparecchio simile a un’agenda elettronica, dotata di tastiera e schermo che consente di restare collegati con i propri contatti di lavoro e no, anche quando si è lontani dall’ufficio. Quale miglior aiuto per un uomo d’affari? Con il Blackberry infatti non solo si può telefonare, ma si possono ricevere e spedire con grande facilità e-mail e sms. Gli spazi sono contenuti: è grande poco più di un telefono cellulare. Da qui la sua comodità. È nato nel 1999 ed è stato subito un successo. Ma solo due anni dopo la sua creazione sono nati i problemi. Nel 2001 ha fatto capolino la Ntp che ha rivendicato in tribunale la maternità di cinque brevetti utilizzati dai dispositivi del Blackberry. Dopo anni di battaglie legali la Corte federale di Richmond, che si occupava del caso, ha deciso che Rim dovrà pagare a Ntp 612,5 milioni di dollari. Research in Motion ha definito l’accettazione del pagamento come un «atto dovuto, ma non condiviso nella sostanza». Rim non è l’unica a pensarla così.
La vicenda ha interessato tutta la stampa internazionale. Il settimanale dell’intellighenzia neyorkese, il New Yorker, ha ricordato polemicamente come la Ntp sia un’azienda senza dipendenti e che soprattutto non produce alcun bene. Non ha mai neanche tentato un affare con i brevetti di cui dispone, per esempio vendendoli. La fortuna si è presentata alla sua porta sotto le vesti di Rim. La società canadese, madre del Blackberry, le ha donato la chiave del successo, aprendole il mondo del fortunato business del servizio e-mail. È bastato farsi avanti a giochi fatti. Quando il Blackberry contava già milioni di utenti. E il business era decisamente interessante.
Questo non è il primo caso in America di società che aspettano di avere dimostrazione di quanto possa essere proficuo uno dei loro brevetti per rivendicarne la propria maternità. C’è, si inizia a pensare, qualcosa che non funziona alla perfezione nel sistema. In Usa accade infatti che troppi brevetti siano approvati (il 95% circa, contro il 65% dell’Europa e del Giappone). Anche a causa della scarsità di personale del Patent and Trademark Office (Pto), l’ufficio dei brevetti federale Usa. Non c’è abbastanza tempo per valutare l’originalità di ciascuna idea. Le corti inoltre sono quasi sempre favorevoli a chi dispone del brevetto, come in questo caso la Ntp.

Succede quindi che è sempre più proficuo tenere nei cassetti i brevetti piuttosto che esercitarli.
Quando però è stato sollevato il caso Ntp-Rim il Pto ha riesaminato gli otto brevetti di cui dispone Ntp. Li ha dichiarati invalidi. Ma Rim pagherà comunque per un’infrazione che non ha mai commesso.

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