I tecnici di palcoscenico della Scala sono sul piede di guerra da oltre una settimana. Il nodo del contendere è la revisione del vecchio contratto il quale stabiliva retribuzioni aggiuntive per il reparto tecnici in occasione dei concerti dell'Orchestra Filarmonica poiché fuori dall'orario ordinario di lavoro cadendo di lunedì, un tempo giorno di riposo. Un tempo, appunto, poiché il Teatro ha rimodulato il contratto che ora ha ricondotto l'attività dei tecnici di palcoscenico a supporto dei concerti della Filarmonica nel normale orario di lavoro. E se fino ad ora, per concerto, la Filarmonica ha destinato all'intero reparto tecnici fra i 37 e i 40mila euro, adesso propone 25mila euro poiché non destinati a pioggia all'intero reparto ma ad hoc per i tecnici che di fatto sono operativi per quella serata, una cifra che corrisponde a quanto versano orchestre ed enti che affittano la sala.
Ma i tecnici non ci stanno e all'unanimità hanno aderito agli scioperi indetti dal sindacato Cub; mentre proprio ieri si sono dissociati le sigle sindacali Cisl, Uils, FialsCgil: «Assistiamo allibiti - recita il comunicato - a una situazione nella quale un gruppo numericamente esiguo di lavoratori del teatro, rifiutando un più che congruo compenso, mette in atto una protesta sindacale per impedire un'attività ordinaria».
Roberto D'Ambrosio (Rsa Cub): «O ci danno vantaggi economici per i tecnici della Scala, per il carico di lavoro che aumenta, i settimi giorni di lavoro in più, e questo dentro il contratto Scala, o la Filarmonica va in un altro teatro perché qua non la vogliamo più». La Filarmonica è un ente nato in seno alla Scala ma privato, nel senso che si sostiene con ricavi da biglietteria e sponsorizzazioni; consente all'orchestra di potersi esprimere anche usando la lingua della sinfonica oltre a quella dell'opera, un po' sul modello dei Wiener Philharmoniker e per volere di Claudio Abbado che fu il padre nobile dell'iniziativa proseguita da Riccardo Chailly.
D'Ambrosio non ricorre alle sottigliezze parlando dei Filarmonici: «Praticamente fanno un secondo lavoro e con scambio di favori affittano la sala alla Scala, prendono l'incasso della serata e alla Scala restituiscono sotto forma di concerti della stagione filarmonica il dovuto». Muro contro muro. Il 23 gennaio la Filarmonica si è ritrovata a inaugurare la Stagione alla Scala ma con un palcoscenico senza camera acustica, senza le pedane per i fiati e con leggii illuminati in sostituzione di luci professionali, ma concerto fu.
In occasione del concerto di ieri sera, per minare anche un eventuale piano B, i tecnici non hanno smontato l'allestimento del «Piccolo Principe» in scena domenica, così da rendere inagibile il palcoscenico per l'indomani. E la Filarmonica con i suoi spettatori ha traslocato agli Arcimboldi.
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