I servizi di intelligence statunitensi avvertono che la Russia potrebbe armare i ribelli yemeniti Houthi con missili antinave avanzati come rappresaglia per il sostegno dell’amministrazione Biden agli attacchi ucraini all’interno della Russia con armamento statunitense.
A riferirlo è stato il Wall Street Journal nella giornata di venerdì 19 luglio, più o meno nelle stesse ore in cui arrivava il messaggio del comandante in capo delle forze Usa in Medio Oriente, generale Erik Kurilla, al Segretario della Difesa Lloyd Austin in cui si affermava che le operazioni militari nella regione del Mar Rosso non riescono a debellare la minaccia al traffico navale portata dagli Houthi, e che pertanto si raccomanda un “approccio più ampio” per risolvere la questione.
Proprio quel giorno, abbiamo assistito al primo colpo messo a segno dai ribelli yemeniti contro Israele, quando un drone kamikaze è riuscito a oltrepassare le difese aeree dello Stato ebraico e colpire Tel Aviv, generando poi la quasi immediata risposta israeliana con l'attacco aereo al porto di Hodeidah.
Sappiamo anche dal Wsj che la Casa Bianca si sta muovendo diplomaticamente ma non in via ufficiale per cercare di impedire a Mosca di consegnare i missili antinave agli Houthi, che rappresenterebbero un innalzamento della soglia della minaccia al traffico navale in quelle fondamentali acque. A quanto pare Washington si starebbe affidando a un Paese terzo non noto per cercare di far pressione sul Cremlino.
L'arrivo di missili antinave russi, come ad esempio il vettore Yakhont (versione da esportazione del P-800 Onyx) che risulterebbe essere già stato consegnato a Hezbollah, rappresenterebbe un miglioramento delle capacità di interdizione navale degli Houthi e quindi richiederebbe un maggiore impegno delle due coalizioni (una a guida statunitense e una dell'Ue) che stanno difendendo con le proprie navi da guerra il traffico mercantile tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden.
Quanto affermato dall'intelligence Usa però potrebbe solo essere una mossa di Mosca per scoraggiare la Casa Bianca dall’adottare ulteriori misure per assistere Kiev, come autorizzare le forze ucraine a utilizzare il sistema missilistico tattico dell’esercito americano (Atacms), contro obiettivi di alto valore in territorio russo.
La minaccia degli Houthi, nonostante le operazioni militari, resta: se quella Ue ha un approccio puramente difensivo, quindi di scorta al naviglio, quella statunitense prevede invece maggiore libertà d'azione secondo uno schema proattivo, ovvero andando a colpire i siti di lancio dei missili, i depositi di munizioni, i radar e i centri di comando. Abbiamo però visto, in questi lunghi mesi di campagna che è costata parecchie centinaia di milioni di dollari agli Stati Uniti, che anche lo schema d'azione Usa non è sufficiente a eliminare la minaccia e ad assicurare la sicurezza di quelle linee di navigazione, fondamentali prima di tutto per l'Europa e l'Italia.
Per questo il generale Kurilla, avrebbe richiesto un maggiore impegno impiegando pressioni economiche, diplomatiche e militari, considerando che sino a oggi 30 navi sono state colpite e due sono state affondate.
A onor del vero, gli Stati Uniti hanno già avviato misure più coercitive verso i ribelli yemeniti sostenuti dall'Iran: Washington ha imposto sanzioni a individui ed entità che forniscono finanziamenti agli Houthi, nonché agli stessi leader del movimento. Inoltre il 10 gennaio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sponsorizzata da Stati Uniti e Giappone che chiedeva agli Houthi di porre fine agli attacchi e il 17 gennaio, gli Usa hanno designato ufficialmente gli Houthi come gruppo terrorista, annullando la precedente decisione del febbraio 2021 di rimuoverli da tale elenco.
Più recentemente, il 18 luglio, il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha annunciato di aver sanzionato diversi individui ed entità, insieme a cinque navi, “che hanno svolto un ruolo fondamentale nel finanziamento delle attività destabilizzanti degli Houthi”, ma è evidente che le pressioni diplomatiche e militari, così come sono state effettuate sino a oggi, non bastano a fermare gli attacchi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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