Spie Usa, servizi di Kiev e partigiani: l'ombra degli 007 dietro l'attacco ai generali russi

La distruzione del quartier generale della flotta russa ha reso evidente le falle nel sistema di sicurezza di Mosca e ha riportato in auge l'ipotesi di agenti Nato e ucraini infiltrati nelle installazioni militari russe

Spie Usa, servizi di Kiev e partigiani: l'ombra degli 007 dietro l'attacco ai generali russi
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L’attacco missilistico ucraino al quartier generale della flotta russa a Sebastopoli, in Crimea, ha inferto un durissimo colpo alla catena di comando dell’esercito di Mosca. Secondo il capo dei servizi segreti di Kiev Kyrylo Budanov, la pioggia di Storm Shadow ha provocato nove morti e 16 feriti, compreso Alexander Romanchuk, il generale a capo delle operazioni sul fronte di Zaporizhzhia. Altra vittima eccellente sarebbe Oleg Tsekov, comandante delle forze di terra della Russia artica. Dell’ammiraglio Viktor Sokolov, vertice della marina del Cremlino nel mar Nero, non si hanno notizie.

Le informazioni non sono ancora confermate: i russi hanno minimizzato fin da subito l’attacco, sostenendo che l’unica vittima fosse una guardia, mentre gli ucraini hanno immediatamente esaltato l’avvenimento come una grande vittoria. L’unica certezza è che Kiev sapeva della riunione di alti ufficiali e conosceva la sezione dell’edificio in cui essa si sarebbe svolta. Dalle foto satellitari, infatti, si capisce quanto l'attacco sia stato chirurgico.

Le ipotesi sul tavolo

Come già avvenuto con la diffusione delle foto delle carcasse della Minsk e del Rostov-sul-Don, l’attacco di precisione potrebbe far pensare ad un’infiltrazione di agenti ucraini a Sebastopoli. Il punto, però, è capire fino a che livello essi siano riusciti ad introdursi. Nell’ipotesi peggiore (per il Cremlino), potrebbero essere uomini arruolati nei corpi di guardia o in altre posizioni vicine a personalità militari di rilievo. O addirittura, come nelle migliori spy stories, gli operativi dell’Sbu potrebbero essere all’interno del quartier generale di Sebastopoli. La flotta del mar Nero è diventata un obiettivo primario dell’esercito ucraino, quindi non sarebbe assurdo pensare che Kiev abbia speso tempo e risorse per assicurarsi la presenza di qualcuno in Crimea capace di acquisire informazioni importanti con relativa facilità.

C’è anche l’opzione Nato. Non è un segreto che alcuni Paesi dell’Alleanza atlantica abbiano usato le loro agenzie di intelligence per supportare gli sforzi dell’esercito ucraino, soprattutto tramite immagini satellitari e velivoli spia sui cieli del mar Nero. Sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, una nazione come gli Stati Uniti potrebbe aver addirittura infiltrato degli agenti in un luogo cruciale per la macchina bellica russa come Sebastopoli. Sarebbe l’ennesimo rigurgito di una Guerra Fredda che si pensava finita da molto tempo. Vi è da considerare anche il potenziale spettro di traditori all’interno delle forze armate del Cremlino, entrati in contatto con l’Sbu. Anche questo è già avvenuto e un esempio recente è la diserzione di un pilota di elicotteri russo, che ha fatto atterrare il suo velivolo fino alla base ucraina di Poltava.

Un’ultima ipotesi e, sulla base delle informazioni disponibili al grande pubblico, la più probabile è l’azione di gruppi partigiani presenti in Crimea. Il gruppo Atesh, per esempio, è noto per aver condotto più volte azioni di spionaggio e sabotaggio contro l’esercito russo in concerto con gli 007 di Kiev. Anche in questo caso, bisognerebbe interrogarsi sul livello di penetrazione di questi ribelli all’interno della struttura gerarchica o di supporto dell’esercito russo.

I problemi per Mosca

A tutte queste teorie, si devono aggiungere gli ormai noti punti deboli delle forze del Cremlino, in particolare per quanto riguarda la mancanza di sicurezza nelle comunicazioni e la poca efficacia, alla luce di questo e di molti altri avvenimenti, dei servizi segreti di Mosca, il Gru e l’Fsb. Quest’ultimo ha subito un attacco a Kursk, nella mattina di domenica 24 settembre. Un drone ucraino si è abbattuto sull’edificio dell’agenzia per la sicurezza interna della Federazione, vicino al centro della città. Inoltre, i sistemi di difesa antiaerea del Cremlino si sono dimostrati inefficaci nel fermare i missili britannici, nonostante la loro presenza massiccia nel porto di Crimea.

È difficile che emerga la verità in tempi brevi su quanto accaduto a Sebastopoli, e sicuramente non prima della fine della guerra.

L’intensificarsi delle azioni ucraine nella penisola potrebbe essere parte di una strategia per “tagliare le gambe” alle truppe russe al fronte. Dopotutto, un esercito ha bisogno di qualcuno che dia gli ordini e le forze armate di Mosca rischiano di trasformarsi da un'idra con molte teste in un serpente.

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