Grande successo per l’esercito israeliano. Nella mattina dell’8 giugno, le forze delle Idf, della polizia e dello Shin Bet hanno liberato quattro degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas. Le persone liberate sono Alomg Meir Jan, Andrey Kozlov, Shlomi Ziv e Noa Argamani, tutti rapiti nell’attacco al Supernova Festival del 7 ottobre. "Noa, Almog, Andrey e Shlomi: siamo felicissimi di avervi a casa. L'Idf, l'Isa e le forze speciali hanno condotto un'operazione complessa ed eroica per salvare quattro ostaggi tenuti da Hamas a Gaza e riportarli a casa in Israele. Continueremo a combattere fino al ritorno a casa di 120 ostaggi", ha scritto il ministro della Difesa Yoav Gallant su X. Uno degli ufficiali dell'unità antiterrorismo d'élite Yaman, l'ispettore capo Arnon Zamora, è morto in ospedale a seguito delle gravi ferite riportate durante l'operazione. La notizia è stata diffusa dalla polizia israeliana.
Il via libera per il blitz era arrivato nella serata di giovedì 6 maggio, quando era stata annullata una riunione dei gabinetti di guerra e sicurezza. Stando a quanto riportato da Ynet, il premier Benjamin Netanyahu avrebbe osservato lo svolgersi dell'operazione dall'interno di una sala di guerra del servizio di sicurezza dello Shin Bet. Secondo quanto riferito, le forze speciali hanno fatto irruzione simultaneamente in due siti di Hamas nel campo di Nuseirat al centro di Gaza. Le Idf hanno specificato che in uno è stata trovata Noa, mentre gli altri tre erano nel secondo. Le condizioni dei quattro liberati sembrerebbero buone e, dopo una prima valutazione medica, sono stati portati all’ospedale Tel Hashomer per ulteriori accertamenti. Nel corso del blitz, sono stati effettuati anche pesanti attacchi aerei contro obiettivi di Hamas a sostegno delle truppe di terra. Secondo le autorità sanitarie dei terroristi, i raid avrebbero provocato 210 vittime. L'alto funzionario dell'organizzazione Sami Abu Zuhri, inoltre, ha definito la liberazione dei quattro ostaggi dopo nove mesi di combattimento "un segno di fallimento, non un risultato".
La zona teatro dell'operazione, il campo profughi di Nuseirat, ospitava prima della guerra 85.409 profughi palestinesi registrati presso l'Unrwa. Vi erano inoltre 17 installazioni dell'agenzia Onu, 15 edifici che ospitano complessivamente 26 scuole, un centro di distribuzione alimentare condiviso con il campo profughi di Bureij, due centri sanitari, due uffici di soccorso e servizi sociali di zona, un ufficio di manutenzione e sanificazione. Come molti altri campi, anche Nuseirat soffriva di interruzioni della corrente elettrica, mancanza di materiali da costruzione e altissima densità di popolazione.
Dei quattro salvati, la 26enne Noa Argamani era diventata uno dei simboli del massacro del 7 ottobre. Le immagini degli uomini di Hamas che la trascinano su una motocicletta e la portano a Gaza avevano fatto il giro del mondo. La giovane era ricomparsa in un video diffuso dai terroristi a gennaio, in cui la studentessa aveva dichiarato che altri due ostaggi, Yossi Sharabi e Etai Sabirski, erano morti a seguito di un attacco missilistico israeliano. Poco prima della pubblicazione del video, Hamas aveva diffuso un’immagine sui social in cui invitava gli utenti a indovinare lo stato di salute dei rapiti. Dopo il suo arrivo in ospedale, ha ricevuto una telefonata dal premier Benjamin Netanyahu. "Non ti abbiamo dato per persa neanche per un momento. Non so se tu lo credevi, ma noi lo credevamo e sono felice che sia successo. Rimettiti con la tua famiglia, e abbraccia anche tua madre", ha affermato il primo ministro. Anche il presidente Isasc Herzog ha parlato con Noa, dicendole che "l'abbraccia a nome di tutta la nazione di Israele". La ragazza ha risposto dicendo di essere "molto emozionata, non parlo ebraico da così tanto tempo".
Secondo quanto riferito dal Times of Israel, poco dopo la diffusione della notizia della liberazione dei quattro prigionieri il ministro e membro del gabinetto di guerra Benny Gantz ha cancellato il suo discorso previsto per la sera, durante il quale avrebbe probabilmente annunciato le sue dimissioni dal governo di unità nazionale. A metà maggio aveva lanciato un ultimatum al premier Benjamin Netanyahu: avrebbe lasciato il governo se il primo ministro non avesse annunciato un piano postbellico per la Striscia di Gaza prima dell'8 giugno, cosa che non è avvenuta. "Il mio cuore è colmo per il ritorno di Noa, Andrey, Almog e Shlomi. Vorrei elogiare i soldati dell'Idf e dello Shin Bet per l'operazione complessa e coraggiosa, che è stata attentamente pianificata ed eseguita in modo stimolante", ha dichiarato. Congratulazioni sono arrivare anche dal presidente americano Joe Biden, che in una conferenza stampa congiunta a Parigi con il leader francese Emmanuel Macron ha affermato che "non ci fermeremo fino a quando tutti gli ostaggi saranno liberati e fino a quando non ci sarà un accordo per il cessate il fuoco".
Oltre al blitz mirato al salvataggio degli ostaggi, le forze israeliane hanno continuato a prendere di mira le strutture del terrore nella Striscia. Il portavoce militare delle Idf ha riferito che i soldati “hanno fatto irruzione e poi demolito un compound di addestramento di Hamas a Tel Sultan, nella parte occidentale di Rafah”.
Nella stessa zona, l’esercito ha eliminato “numerosi terroristi, localizzato tunnel e sequestrato armi”. Venerdì 7 giugno, l’aviazione ebraica e le truppe di terra hanno anche condotto dozzine di raid contro cellule e infrastrutture terroristiche.
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