Notte di combattimenti a Rafah. L’esercito israeliano ha condotto un’incursione per fare pressione su Hamas in vista delle trattative che si terranno al Cairo con l’obiettivo di raggiungere un accordo di tregua che sia soddisfacente da entrambe le parti. L’operazione è scattata dopo che lo Stato ebraico ha respinto la bozza d’intesa modificata dall’Egitto e approvata unilateralmente dai terroristi.
Un corrispondente di Afp in città ha parlato di pesanti bombardamenti durati tutta la notte, mentre l’ospedale kwaitiano ha dichiarato alla Cnn che almeno 11 persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite, anche se non sono chiare le tempistiche dei decessi. I carri armati sono entrati nella Striscia dal valico di Kerem Shalom e hanno raggiunto l’agglomerato urbano, arrivando a circa 200 metri dal confine con l’Egitto. La mattina di martedì 7 maggio, le Idf hanno annunciato di aver preso il controllo del passaggio che collega la Striscia di Gaza al Sinai. Durante l'operazione, l'esercito ha riferito di aver ucciso 20 miliziani, distrutto un'auto-bomba e localizzato tre tunnel. Hamas ha condannato l'azione delle Idf, affermando che essa ha reso evidente "l'intenzione dell'occupazione di interrompere gli sforzi per un accordo".
Stando a quanto dichiarato da un portavoce dell'esercito, il passaggio è stato "usato per scopi terroristici" e dalla sua area è partito l'attacco contro Kerem Shalom che ha provocato la morte di quattro militari. Un portavoce dell'autorità del valico ha riferito all'emittente al-Arabiya che il punto di collegamento con i territori del Cairo è stato chiuso e, di conseguenza, è stata anche interrotta la fornitura di aiuti umanitari. In risposta, le brigate al-Qassam hanno lanciato razzi sulle forze israeliane a Kerem Shalom, chiuso dalle Idf assieme al valico di Erez a nord della Striscia.
L’incursione delle forze di terra e aeree di Tel Aviv si è concentrata nei quartieri orientali della città, occupati dalla brigata Givati, i cui circa 100mila residenti erano stati invitati a evacuare e spostarsi nella “zona umanitaria ampliata” tra Khan Younis e al-Mawasi già durante la mattinata di lunedì 6 maggio. L'ordine era arrivato nonostante la ripetuta opposizione degli Stati Uniti, contrari a qualsiasi attacco alla città al confine con l'Egitto vista la presenza di circa 1.5 milioni di persone rifugiatisi lì durante i sette mesi di guerra. Il premier Benjamin Netanyahu ha però più volte ribadito che l'invasione dell'ultima roccaforte di Hamas sarebbe avvenuta "con o senza accordo", poiché annullarla sarebbe stato equivalente a una resa. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk ha commentato l'evacuazione definendola "un'ordine disumano", mentre l'organizzazione terroristica ha affermato che si è trattato di "una pericolosa escalation" e di essere pronta a combattere.
Secondo lo Stato ebraico, però, questo piano d'azione è l'unico modo efficace per costringere Hamas a rinunciare alle sue pretese per quanto riguarda l'accordo di tregua, in particolare il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza e la conclusione definitiva delle ostilità. Due condizioni, queste, indicate da funzionari israeliani come "inaccettabili" e presenti anche nella proposta approvata lunedì dall'ufficio politico dei terroristi, che fonti di Tel Aviv hanno dichiarato di non avere mai visto.
Il gabinetto di guerra presieduto da Netanyahu ha deciso di inviare una squadra di negoziatori al Cairo, nel tentativo di raggiungere un accordo e assicurare la liberazione degli ostaggi. Le possibilità di arrivare a un'intesa dopo mesi di stallo e gli accesi scontri sia militari, sia diplomatici degli ultimi giorni sembrano però molto lontane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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