Il coraggio di Zelensky, il sonno dell'Occidente

Cosa significa che lo Zar non vuole l'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica? Che la Nato fa quello che decide Putin?

Il coraggio di Zelensky, il sonno dell'Occidente
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A volte si ha proprio la sensazione che al mondo la sofferenza e il sacrificio non ti conquistino la simpatia. A lungo andare per molti la riconoscenza e magari la gratitudine diventano un peso. Fa un po' impressione, ad esempio, il deserto che si è creato attorno alla proposta di Zelensky, quella in cui rinuncia di fatto a più di un quinto del Paese per salvare il resto: si ha la netta sensazione che non sia stata presa sul serio. L'atteggiamento generale, anche quello degli alleati, è stato improntato allo scetticismo. Nessuno gli ha riconosciuto il coraggio. Gli spalti, quelli del tifo da Colosseo, lo hanno spronato a continuare la guerra, lo hanno incitato a considerare come unico epilogo possibile la sconfitta di Putin e la riconquista dell'Ucraina intera. Intanto a loro cosa importa, non si sporcano le mani, non vedono scorrere il sangue dei loro connazionali.

Per altri, i più pericolosi, quella rinuncia, sia pure camuffata, non è abbastanza. Anche perché considerano indigesto l'altro corno della proposta, cioè l'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza Atlantica con una motivazione che fornisce un altro paradosso: perché - dicono - Putin non vuole.

Un ragionamento che passa sulla bocca di molti senza che nessuno sia consapevole di quanto sia assurdo. Cosa significa che lo Zar non vuole? Che la Nato fa quello che decide Putin? Che lo stato maggiore dell'Alleanza non è più a Bruxelles ma al Cremlino?

È uno dei tanti non sense dell'atteggiamento dell'Occidente. Come dare armi con il divieto di utilizzarle - fino all'altro ieri - in territorio russo per colpire quei siti militari da cui partono i missili che sterminano gli ucraini. O il paradosso del cancelliere tedesco che arriva a Kiev pieno di doni ma non autorizza l'invio dei missili Taurus l'unico armamento made in Germany di cui l'esercito di Zelensky avrebbe davvero bisogno.

Ma è sulla questione dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato che il paradosso si trasforma in parodia: Putin - di fatto - diventa l'alibi perché l'Occidente non ha il coraggio di assumere una decisione; perché come spesso avviene declina le proprie responsabilità; o ancora perché la Nato è divisa e fa il verso all'Unione Europea. Eppure non è che lo Zar abbia fatto i salti di gioia quando la Finlandia e la Svezia hanno aderito all'Alleanza. Si è arrabbiato ma poi ha ingoiato il rospo. Ora perdere un quinto del territorio senza avere nessuna sicurezza per il domani, alcuna garanzia reale rispetto alle mire espansionistiche del Cremlino o per salvaguardare la propria indipendenza e la propria democrazia, vuol dire condannare Zelensky e il suo paese ha una vera disfatta. Significa trasformare il domani dell'Ucraina nel presente della Bielorussia, della Moldavia e della Georgia. Offre la tragica immagine di un paese distrutto per nulla e di centinaia di migliaia di morti invano.

Più della capitolazione di Kiev sarebbe la sconfitta dell'Occidente. Una sconfitta che neppure Donald Trump, nel suo cinismo, può permettersi.

Ragion per cui l'ingresso dell'Ucraina nella Nato non può essere liquidato con l'insieme di ragionamenti pusillanimi nascosti da un maquillage di pragmatismo che si condensano nell'espressione perchè Putin non vuole. Il problema non è che lo Zar non vuole, ma che l'Occidente è pavido. Solo che con la paura tanto valeva non cominciare una guerra.

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