Il criminale di guerra maestro di gas e veleni con un debole per l'Italia

Armi chimiche, bufale e omicidi in serie. E quella missione durante la pandemia

Il criminale di guerra maestro di gas e veleni con un debole per l'Italia
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Come spesso si riscontra nelle biografie di militari, diplomatici e politici russi, anche nel caso di Igor Kirillov c’è una sensibile differenza tra ciò che era e ciò che diceva di essere, tra ciò che dichiarava e la realtà dei fatti. Il generale assassinato ieri all’alba, con sorprendente facilità considerato il suo alto ruolo, non era tanto il comandante di un settore difensivo delle forze armate russe, semmai di uno di attacco: e non solo in ambito militare, ma anche contro gli avversari del regime di Vladimir Putin.

Come prima cosa va chiarito che le truppe che rispondevano a Kirillov non si occupavano dell’arsenale nucleare russo, bensì del cosiddetto ambito Nbc (nucleare-batteriologico-chimico), laddove nucleare indica situazioni di contaminazione radioattiva. Ma più che in postura difensiva, in attacco.

Nel conflitto scatenato da Putin in Ucraina, Kirillov era la mente dietro l’uso al fronte – secondo Kiev documentato almeno 4800 volte – di armi chimiche tra cui spicca la cloropicrina, un gas irritante e disorientante il cui impiego è proibito da accordi internazionali già da dopo la Prima guerra mondiale.

Tante volte si è osservato che nel conflitto ucraino si mescolano strumenti moderni (droni, missili ipersonici) e regressione alla guerra di oltre un secolo fa: trincee, assalti di fanterie e – appunto – un uso criminale di armi chimiche.

In questo Igor Kirillov eccelleva, e risulta che l’uso di cloropicrina sia tra gli elementi chiave dei sanguinosi successi russi nel Donbass.

Kirillov padroneggiava però anche un altro strumento di cui il regime putiniano fa larghissimo impiego: la disinformazione. Mentre usava senza problemi (negandolo) armi chimiche contro i «nazisti ucraini», il generale diffondeva false notizie su presunti crimini dello stesso tipo da loro commessi, naturalmente grazie a forniture del «nemico collettivo occidentale». La sua propaganda, spesso trasmessa alla tv di Stato russa, favoleggiava di fabbriche di gas per uso bellico realizzate in segreto dagli americani in Ucraina, ma anche di scemenze come topi kamikaze e zanzare portatrici della malaria spediti verso la Russia per impestarla: qualche cretino, calcolava purtroppo correttamente Kirillov, ci avrebbe pur creduto.

Se false erano le accuse a Zelensky e ai suoi alleati, verissimo è invece il ruolo attivo di Igor Kirillov nella «guerra chimica» contro gli avversari interni del regime: c’era la struttura da lui comandata dietro gli avvelenamenti a base del micidiale agente nervino Novichok contro personaggi come Aleksei Navalny, Sergei Skripal e altri, che lasciavano dietro di sé tracce inequivocabili che erano la firma ostentata del loro mandante al Cremlino, avvezzo ai metodi spicci e feroci del Kgb.

Il generale Kirillov ha lasciato tracce di sé anche nel nostro Paese, e non sapremo mai esattamente quali. Era lui che guidava il convoglio militare di «aiuti russi» che percorse incredibilmente le strade italiane nei giorni più terribili dell’epidemia di Covid nel 2020.

Il governo Conte non prese in troppo seria considerazione l’ovvio rischio di spionaggio da parte di personale militare russo a zonzo con mezzi propri in un Paese Nato.

Ma ce lo immaginiamo un convoglio militare americano che gira per la Russia distribuendo pacchi dono con la scritta «Dagli USA con amore?»: mai nell’universo. Da noi invece è successo, e il capo della missione era Igor Kirillov, esperto di virus e criminale di guerra.

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