Per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, la guerra ad Hamas è pianificata in tre fasi. Se la ultime due consistono in un lavoro di "snidamento" delle forze di Hamas e nel successivo "nuovo regime di sicurezza" per la Striscia di Gaza, la prima fase è suddivisa a sua volta in due parti: una di intensi bombardamenti aerei e navali; l'altra nella vera e propria invasione terrestre.
Per quest'ultimo aspetto, le Israel defense forces lavorano ormai da due settimane. Le foto hanno confermato il dispiegamento di un gran numero di carri armati e veicoli corazzati vicino ai punti di accesso della Striscia. Allo stesso tempo, il numero di uomini impiegati per la guerra contro Hamas ha raggiunto proporzioni estremamente rilevanti, posto che i riservisti richiamati in servizio sono 360mila e a questi vanno aggiunte tutti i militari di carriera e in servizio attivo. Un esercito di circa mezzo milioni di soldati che, rispetto a una popolazione israeliana di nove milioni di abitanti, fa comprendere la portata dello sforzo bellico dello Stato ebraico.
Oggi il primo ministro Benjamin Netanyahu si è recato al comando meridionale delle Idf di Beersheba insieme ai membri del gabinetto di guerra: Gallant e Benny Gantz. Come nei giorni scorsi, il premier israeliano si è mostrato lungo il fronte per confermare i preparativi in vista dell'offensiva. Alcune persone lo hanno contestato, a dimostrazione delle difficoltà del suo esecutivo al netto del conflitto. Ma il segnale giunto riguardo la guerra ad Hamas risulta chiaro: Netanyahu e il suo governo di emergenza sono consapevoli di come in questo momento si decide anche il futuro politico di Israele.
Ma come si svolgerà la guerra a Gaza? Tutti gli osservatori concordano che l'offensiva terrestre israeliana sia densa di pericoli e incognite. Se l'obiettivo delle Idf non è solo una campagna militare er punire Hamas dell'attacco del 7 ottobre, ma ha lo scopo anche di sradicarla dal territorio di Gaza imponendo una sorta di "regime change", è molto probabile che la guerra possa durare diverse settimane, forse anche mesi. E questo confermerebbe le dichiarazioni del governo e dei comandanti delle Tsahal su una guerra lunga e intensa.
Le prime operazioni potrebbero essere avviate in notturna. Come spiega Al Jazeera, alla maggior parte dei militari israeliani è stato fornito un visore notturno e sia i reparti di carri che quelli aerei sono pienamente in grado di colpire nell'oscurità. Cosa ben diversa dai miliziani di Hamas che, pur se preparati e addestrati, non hanno tecnologie sufficienti in qualità e quantità per contrastare un'eventale avanzata nelle ore più buie. L'inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, scrive che i primi a entrare dovrebbero essere i commando delle forze speciali, tanto via mare con reparti di incursori, quanto via terra, magari sostenuti da una sorveglianza aerea costante di droni ed elicotteri. Sotto questo aspetto, vale la pena ricordare che le Idf hanno già affermato nei giorni scorsi di essere entrate nella Striscia di Gaza per raid mirati volti a raccogliere informazioni e preparare il terreno per l'avanzata. Ed è probabile che queste incursioni preliminari siano servite anche per studiare le aree di accesso alla Striscia individuando eventuali campi minati, aperture dei famigerati tunnel e possibili postazioni nascoste di batterie missilistiche.
Con l'esercito, a quel punto potranno avanzare i carri, su rotte già note all'esercito israeliano in quanto usate nelle precedenti operazioni dello Stato ebraico nella Striscia. Se lo scopo è quello di colpire duramente la città di Gaza, ad esempio, è possibile che le forze israeliane vogliano dividere in due la Striscia in modo da lasciare che la parte meridionale sia meno coinvolta nella battaglia più pesante, anche per evitare che venga usata come scudo umano da parte dei nemici. Le foto indicano ad esempio unità di carri armati sia a nord della Striscia che a est, in modo da spezzare la regione. Questo non implica che l'area meridionale venga tralasciata dai comandi israeliani. Tuttavia, è possibile che i combattimenti più feroci si concretizzino a nord e questo spiega anche gli avvertimenti alla popolazione di raggiungere gli insediamenti a sud.
L'offensiva, una volta fatto invasa la Striscia, a quel punto diventerebbe in poco tempo una battaglia casa per casa, in cui le Idf si troveranno un numero di miliziani certamente inferiore rispetto alle proprie forze ma con due elementi a vantaggio: la piena conoscenza del terreno in cui si combatte, quindi i dedali dei campi profughi e dei centri abitati, e la rete di tunnel. Come spiega il Washington Post, dopo giorni di raid aerei la città di Gaza presenta a questo punto diversi edifici trasformati in macerie che potrebbero diventare delle barricate o ostacoli alle avanzate dei carri, mentre altre vie potrebbero essere impraticabili per le dimensioni dei mezzi.
Il rischio di finire nei campi minati è evidente, così come è altrettanto possibile che le macerie facciano da barriere per i combattenti di Hamas. A questo problema si aggiunge poi quello costante di tutta la guerra: l'assenza di segni identificativi tra edifici civili e militari. Questo costringe le forze armate israeliane a considerare qualsiasi edificio come un potenziale luogo di attacco o obiettivo, rischiando di uccidere molti civili innocenti oppure costringendo a cambiare continuamente obiettivo. Inoltre, sussiste il pericolo di cecchini o comunque combattenti nascosti tra la popolazione civile dentro i palazzi: fattore che può essere decisivo per il numero di morti.
I tunnel restano poi il grande dilemma. Scavati per decine di metri in profondità, sono diventati negli anni il vero grande progetto strategico di Hamas per la Striscia. Una sorta di assicurazione sulla vita come può essere, mutatis mutandis, l'atomica della Corea del Nord. Il timore di rimanere intrappolati nei labirinti della città sotterranea costruita dalle forze palestinesi potrebbe far scattare l'uso di droni e robot in prima linea, evitando così di penetrare in tutti i tunnel con i militari delle Idf. Molti reparti sono perfettamente addestrati a combattere nelle gallerie, in profondità e con scarsa visibilità. Ma non essendo mappata, questa rete può essere considerata il vero grande vantaggio di Hamas nel conflitto.
Molti tunnel non possono essere distrutti dall'alto, perché scavati a diverse decine di metri sottoterra. Inoltre, colpirli e distruggerli e potrebbe far cedere gli edifici che sono al di sopra di essi, provocando enormi danni infrastrutturali ma soprattutto un numero indefinibile di morti. Molti edifici sono poi collegati l'uno all'altro con delle gallerie: cosa che rende possibile ai miliziani spostarsi di palazzo in palazzo evitando che le forze israeliane individuino un solo avamposto.
Uno scenario da incubo per cui le Tsahal si addestrano da anni, ma che non può essere sottovalutato in una guerra che, a detta del governo dello Stato ebraico, deve mutare definitivamente il volto della Striscia di Gaza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.