La rete di tunnel scavati da Hamas nelle viscere della terra di Gaza sembra non avere fine. I soldati dell'esercito israeliano, come Marines che disinfestarono per mesi e mesi i tunnel scavati nel ventre nel vulcano spento Suribachi e i "tunnel rats" della guerra del Vietnam, ogni giorno scoprono e annunciano la "distruzione di nuove sezioni" della complessa rete di gallerie che i terroristi islamisti palestinesi hanno scavato negli anni per muoversi indisturbati all'interno della Striscia. Per nascondere e spostare armi, munizioni, e dopo il 7 ottobre anche ostaggi.
L'ultimo annuncio, come scrive Guido Olimpio sul Corriere, è la distruzione di una galleria lunga due chilometri e mezzo a Shejaiya. Secondo quanto riportato veniva usata come centro di "comando e controllo" dai jihadisti, ed era parte di un complesso che nello stesso settore contava altri sei chilometri di gallerie mai individuate prima.
Un pericolo ancora "attivo"
Un rapporto rilasciato dall’Idf afferma che la rete sotterranea scavata a Gaza è "ancora in piedi, funziona, permette ai guerriglieri di combattere, spostarsi e sorprendere il nemico". Molte delle gallerie, rinforzate da archi di cemento e collegate da una rete di illuminazione, sono "in buone condizioni nella parte centrale di Gaza, a Rafah e a Shejaiya". Anche dopo la bonifica da parte degli operatori dell'esercito israeliano che nel tempo ha formato anche una unità speciale del genio per operare all'interno dei tunnel: Sayeret Yhalom.
Gli israeliani tornano dove sono già stato e scoprono che i tunnel sono stati riaperti, puntellati, riprestinati dagli operai palestinesi che "non smettono di scavare" per riparare la rete di gallerie. A Khan Younis esistono "piccoli laboratori dove viene preparato il cemento per rinforzare i punti danneggiati e creare nuove diramazioni", riportano i media israeliani.
Secondo i dati che sono stati tratti nel tempo da rapporti ufficiali e fonti giornalistiche ad oggi non è ancora chiaro quanto siano estese le gallerie scavate da Hamas negli anni. Nel 2021 i vertici dell'organizzazione si "vantarono" di aver creato una rete paragonabile alla una "metro" di una città per un totale di 400 chilometri. Un dato che non può essere confermato né smentito attualmente. Essa si svilupperebbe e snoderebbe in diverse tipologie di tunnel, ognuna con il suo particolare scopo: infiltrazioni in territorio israeliano; per operazioni di gruppi di guerriglieri che devono "uscire allo scoperto" per tendere imboscate o muoversi in edifici collegati; per rifugio semplice; come centro di comando dei capi di Hamas o per cellule della Jihad. In alcuni potrebbero essere stati detenuti o ancora detenuti degli ostaggi.
Soluzioni estreme
Una "bonifica completa" dalla rete di tunnel localizzata in parte nella zona al confine con l’Egitto richiederebbe "come minimo sei mesi", riportano le fonti dell'Idf. Per bonificare quella trovata a Khan Younis - ultima vera roccaforte di Hamas - un tempo anche maggiore. Secondo quanto riportato dalla stampa, alcune indiscrezioni uscite dagli alti comandi di Tel Aviv parlando di un contatto con il Cairo per la "realizzazione di una barriera nel sottosuolo alla frontiera" che impedirebbe di trovare una fine per ogni tunnel. Lasciano Hamas in trappola nella sacca che si è creata nel settore più a sud della Striscia di Gaza.
Questa strategia non sarebbe altro che una replica di quanto architettato dagli israeliani nel serttore settentrionale.
Ma si pensa anche a metodi meno ortodossi e più immediati, come sversare nella rete dei tunnel acqua marina e liquami fognari che le renderebbero inutilizzabili per settimane, forse mesi, eliminando chiunque si nascondesse al loro interno. Un'ultima ratio atroce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.