"Colloqui tornati al punto di partenza". Hamas accusa Netanyahu

Secondo i terroristi, l'obiettivo del premier israeliano è far fallire le trattative in corso al Cairo. Il primo round di colloqui si è concluso, ma le posizioni delle parti restano ancora distanti

"Colloqui tornati al punto di partenza". Hamas accusa Netanyahu
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Si è chiuso il primo round di colloqui diplomatici al Cairo e Hamas è subito tornata a puntare il dito contro il premier Benjamin Netanyahu. Parlando al quotidiano The New Arab del Qatar, un funzionario dell’organizzazione palestinese ha accusato il primo ministro israeliano di aver riportato i negoziati per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi al punto di partenza.

Le famiglie degli ostaggi devono sapere che l’attuale ciclo di colloqui è l'ultima possibilità di riportare indietro i loro cari”, ha avvertito il rappresentante dei terroristi, citato anche da Hareetz. “Il movimento studierà la sua posizione dopo questo ciclo di negoziati, e le cose non saranno più come prima dell'invasione di Rafah”. Anche secondo quanto riferito da Barak Ravid di Axios, la situazione al tavolo delle trattative non lascia sperare in un accordo. La distanza tra le due parti resta ancora “ampia” e, stando a quanto affermato da un funzionario di Tel Aviv, la proposta di Hamas “supera tutte le linee rosse di Israele” e non consente alcun progresso. La delegazione dello Stato ebraico rimarrà comunque al Cairo “per cercare di colmare queste differenze e farà uno sforzo significativo per promuovere un accordo”.

I punti di rottura principali, presenti anche nella proposta modificata unilateralmente dall’Egitto e accettata dai terroristi domenica 5 maggio, sono il ritiro completo delle Idf da Gaza e la conclusione definitiva delle ostilità. Concessioni, queste, che il governo israeliano ha più volte detto di non essere disposto a fare perché equivarrebbero a una resa e esporrebbero il Paese ad altri attacchi in futuro. Per cercare di mettere pressione su Hamas e costringerla a rivedere le sue posizioni, l’esercito di Tel Aviv ha lanciato un’operazione limitata contro Rafah, occupando il valico al confine con il Sinai e i quartieri orientali della città, la cui popolazione è stata evacuata il giorno precedente. Mercoledì 8 maggio, le forze armate israeliane hanno anche condotto anche diversi raid aerei su obiettivi nemici.

Secondo il premier Netanyahu, i terroristi hanno dato il loro assenso alla proposta di pace egiziana nel tentativo di sabotare l’incursione delle forze di Tel Aviv. “Lo abbiamo già dimostrato in occasione del precedente rilascio di ostaggi.

La pressione militare su Hamas è una condizione indispensabile per il ritorno degli ostaggi”, ha dichiarato il primo ministro. Parole, queste, che hanno fatto eco alle dichiarazioni del ministro dell’Economia Nir Barkat, secondo cui i terroristi “si muovono quando sentono di avere il coltello alla gola”.

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