Hamas avrebbe cercato di impedire a Israele di attaccare Rafah accettando la proposta di un cessate il fuoco. Una vera e propria azione di sabotaggio, secondo il premier Benjamin Netanyahu, che in una dichiarazione ai media ha affermato che l’operazione limitata nella città al confine con l’Egitto “serve per il ritorno a casa degli ostaggi” rapiti il 7 ottobre e per la totale “eliminazione di Hamas”.
“Lo abbiamo già dimostrato in occasione del precedente rilascio di ostaggi. La pressione militare su Hamas è una condizione indispensabile per il ritorno degli ostaggi”, ha dichiarato. Parole, queste, condivise anche dal ministro dell'Economia Nir Barkat, che già nella serata di lunedì 6 maggio ha affermato che i terroristi “si muovono quando sentono di avere il coltello alla gola”. Proprio al fine di costringere l’organizzazione palestinese ad abbandonare le sue posizioni rigide al tavolo dei negoziati, le Idf hanno condotto raid aerei su Rafah, occupato i quartieri orientali della città e il valico che permette il passaggio nella penisola del Sinai, punto fondamentale non solo per il passaggio di aiuti umanitari a Gaza ma anche per il contrabbando di armi e attrezzature che i sostenitori di Hamas inviato dall’estero.
Per quanto riguarda i negoziati, Netanyahu ha affermato che Israele “non può accettare una proposta che mette in pericolo la sicurezza dei nostri cittadini e il futuro del nostro Paese” e “non consentirà a Hamas di ripristinare il suo dominio malvagio sulla Striscia di Gaza” o di “ripristinare le sue capacità militari per continuare a lavorare per la nostra distruzione”. La proposta modificata unilateralmente dall’Egitto e approvata dai terroristi, contenente anche richieste sempre respinte da Tel Aviv come il ritiro completo delle Idf dall’exclave e la fine della guerra, è stata completamente rifiutata dalle autorità ebraiche.
I colloqui non si sono interrotti, anche se il nuovo round al Cairo pare già molto complesso. La delegazione con media autorità inviata da Israele ha ricevuto ordine di rimanere ferma sulle posizioni assunte in precedenza dall’esecutivo di emergenza e non vi sono segnali del fatto che Hamas sia disposa a rinunciare in blocco alle sue pretese.
Vi è dunque la concreta possibilità che si torni in una fase di stallo, a cui probabilmente farebbero seguito altre operazioni militari a Rafah dove, da ieri, è in corso l’evacuazione di massa dei civili verso le aree umanitarie predisposte dall’esercito israeliano a Khan Younis e al-Mawasi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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