Hamas avrebbe accettato una bozza di accordo per un cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio di decine di ostaggi. Un funzionario israeliano ha affermato oggi che sono stati fatti progressi, ma i dettagli sono in fase di definizione. L'Associated Press ha ottenuto una copia dell'accordo proposto, e un funzionario egiziano e un funzionario di Hamas ne confermano l'autenticità. Il piano dovrà essere sottoposto al governo israeliano per l'approvazione finale.
Benjamin Netanyahu ha confermato che l'intesa su una tregua a Gaza è vicina: "E' questione di giorni o di ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi potremo iniziare subito", ha assicurato durante un incontro con le famiglie dei rapiti. Il premier israeliano ha dichiaato di essere pronto a un cessate-il-fuoco prolungato, a condizione che vengano restituiti tutti i sequestrato. "Non lasceremo Gaza finchè non avremo recuperato tutti", ha ribadito. L'attuazione dell'accordo però sarà graduale, ha sottolineato, "abbiamo a che fare con un'organizzazione terroristica omicida. Dobbiamo iniziare con qualcosa" ma "farò di tutto per riportare indietro tutti".
Il presidente egiziano Abdel-Fatah al-Sisi e il presidente Usa Joe Biden hanno avuto oggi una conversazione telefonica per dscutere della mediazione in corso al-Sisi ha sottolineato la necessità che sia Israele che Hamas mostrino la flessibilità necessaria per raggiungere un accordo-
La bozza dell'accordo per la tregua
Secondo la bozza dell'accordo in fase di negoziazione, la tregua inizierebbe con il rilascio graduale di 33 ostaggi nell'arco di un periodo di sei settimane, tra cui donne, bambini, anziani e civili feriti, in cambio di centinaia di donne e bambini palestinesi imprigionati da Israele. Tra i 33 ci sarebbero anche cinque soldatesse israeliane, ciascuna delle quali verrebbe rilasciata in cambio di 50 prigionieri palestinesi, tra cui 30 prigionieri di sicurezza condannati che stanno scontando l'ergastolo. Durante questa prima fase, della durata di 42 giorni, le forze israeliane si ritirerebbero dai centri abitati, ai palestinesi verrebbe consentito di iniziare a tornare alle loro case nel nord di Gaza e ci sarebbe un'ondata di aiuti umanitari, con circa 600 camion in arrivo ogni giorno.
La seconda e terza fase, le garanzie sulla tregua
Questi dettagli rimangono difficili da risolvere e l'accordo non include garanzie scritte che la tregua proseguirà fino al raggiungimento di un accordo. Ciò lascia la possibilità che Israele riprenda la sua campagna militare dopo la fine della prima fase. I tre mediatori - cioè Usa, Qatar ed Egitto - secondo quanto riferito da un funzionario egiziano hanno dato a Hamas garanzie verbali che i negoziati continueranno come previsto e che faranno pressione prima della fine della prima fase per arrivare alla seconda e la terza fase.
L'accordo consentirebbe a Israele, durante la prima fase, di mantenere il controllo del Corridoio Filadelfia, tra Gaza ed Egitto, da cui Hamas aveva inizialmente chiesto il ritiro di Israele. Tuttavia, le Idf si ritireranno dal Corridoio Netzarim, nella parte centrale di Gaza. Nella seconda fase, secondo la bozza di accordo, Hamas rilascerebbe gli ostaggi ancora in vita, soprattutto soldati maschi, in cambio di altri prigionieri e del "completo ritiro" delle forze israeliane da Gaza. Hamas tuttavia ha dichiarato che non libererà gli ostaggi restanti senza una fine della guerra e il ritiro completo di Israele.
Infine, la terza fase dell'accordo prevede che i corpi degli ostaggi deceduti verrebbero restituiti in cambio di un piano di ricostruzione da 3 a 5 anni da realizzare sotto la supervisione internazionale. Difficile prevedere come muterà la guida politica della Striscia: a meno che nei colloqui non venga elaborato un governo alternativo, Hamas potrebbe in quel caso rimanere al comando di Gaza, con tutte le consegueze nefaste del caso.
Le reazioni in Israele
Il governo Netanyahu sembra ora spaccarsi sulla bozza dell'accordo che, ricordiamo, ha avuto come mediatori per i Israele i servizi del Mossad e dello Shin Bet. "L'accordo è davvero catastrofico", ha dichiarato il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir su Telegram, riferendosi alla tregua a Gaza. Dopo il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, il membro dell'estrema destra del governo Netanyahu è il secondo ministro a opporsi pubblicamente a un accordo, ma ha affermato che non farà cadere per questo la coalizione al potere. "Ciò cancella di fatto i risultati ottenuti con fatica durante la guerra, ottenuti a caro prezzo del sangue dei nostri soldati a Gaza", ha affermato Ben Gvir. "Si tratta di una decisione consapevole, presa con la volontà di pagare il prezzo con la vita di molti altri cittadini israeliani, che purtroppo dovranno sopportare il peso di questo accordo".
Secondo il sito di notizie israeliano Walla, Netanyahu avrebbe incontrato Smotrich,
strappandogli la promessa di non dimettersi se dovesse essere approvato l'accordo. Questa mattina, infatti, era stato Ben Gvir ad esortare Smotrich a dimettersi insieme a lui in caso Israele accettasse la tregua con Hamas.
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