A Kherson e a Lugansk russi in ritirata: "Riconquistati dagli ucraini il 50% dei territori persi"

Sul terreno la battaglia continua a imperversare, soprattutto nei settori di Lugansk. Mentre a Sud i russi perfezionano la ritirata

A Kherson e a Lugansk russi in ritirata: "Riconquistati dagli ucraini il 50% dei territori persi"

Dopo 265 di guerra c'è un nuovo fattore pronto a scendere sul campo di battaglia e a condizionarne l'esito e a influenzarne gli umori delle forze in campo. Il Generale Inverno è pronto a mischiare le carte e potrebbe essere decisivo per la fine del conflitto. Al netto della conclamata strategia russa di lasciare al gelo e al buio quante più città possibile. A cominciare dall'ormai liberata Kherson dove però molti cittadini ebbri di gioia spiegano: «Non abbiamo il riscaldamento, l'elettricità, l'acqua. Non abbiamo connessione telefonica né internet, ma non ci sono i russi. Possiamo sopravvivere a qualsiasi cosa, siamo liberi!».

Kherson è la città simbolo del momento e rappresenta da un lato le difficoltà dell'esercito russo che va ben al di là dei bombardamenti di massa e dall'altra l'orgoglio ucraino nel difendersi dall'invasione. Anche perché la ritirata russa non sembra concludersi qui. Anche Kakhovka è stata abbandonata dagli uomini di Putin a causa della forte controffensiva ucraina. E a togliere dal campo ogni ipotesi di propaganda, è il fatto che a comunicarlo ufficialmente non sono soltanto gli ucraini ma gli stessi russi.

«Novaya Kakhovka è stata sottoposta al fuoco diretto dell'artiglieria e dei mortai ucraini di grosso calibro. Il fuoco indiscriminato proveniente dalla sponda occidentale del Dnipro ha reso la vita della città insicura». Le truppe russe si sono ritirate di circa 15-20 km dalla prima linea assestandosi nell'entroterra. Non una vera e propria ritirata, perché il rischio di una controffensiva dopo la riorganizzazione delle truppe rimane, ma poco ci manca.

La battaglia sul campo continua a infuriare nel Lugansk dove sono in corso pesanti combattimenti con le truppe ucraine si che si stanno avvicinando alle principali città della regione, in particolare a Rubizhne e Kremennaya. La conferma arriva dal capo dell'amministrazione militare regionale di Lugansk Sergei Gaidai. «La linea del fronte si sta gradualmente spostando verso le nostre principali città» anche se «i russi hanno costruito strutture difensive e sono riusciti a raccogliere riserve». Ma anche il destino di questa fondamentale regione sembra segnato. Non esattamente quello che avevano preventivato al Cremlino. Al punto che anche l'Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza Josep Borrell arriva a dire «che è positivo sapere che gli ucraini hanno già ripreso il 50% dei territori occupati dopo la fine di febbraio. Dopo l'inizio della guerra la Russia ha occupato parte del territorio ucraino e gli ucraini hanno recuperato il 50% di questi territori», ha detto.

Numeri importanti, in attesa dell'inverno ma che non significano la fine dei problemi e degli orrori. L'Ucraina ha fatto sapere che l'oleodotto Druzhba ha sospeso il pompaggio di petrolio in direzione dell'Ungheria a causa di un calo di tensione a seguito dei bombardamenti. L'oleodotto fornisce petrolio alle raffinerie bielorusse e per il transito verso l'Europa.

Ieri invece l'Onu ha fatto sapere che numerosi prigionieri di guerra in mano ai russi, ma anche agli ucraini, subiscono torture, maltrattamenti e umiliazioni in aperta violazione della convenzione di Ginevra. Non esattamente un segnale di pace.

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