Erano da poco passate le 21.44 (ora italiana) quando ieri sera è stata diffusa la notizia di un attacco iraniano senza precedenti ai danni di Israele. Dando fondo alle previsioni che Stati Uniti e Israele avevano elaborato negli ultimi giorni, la rappresaglia massiccia da parte di Teheran si è materializzata in centinaia di missili e droni destinati a colpire lo Stato ebraico. Che non si trattasse di un consueto allarme, così comune di questi tempi, lo si era capito già dalle prime ore di ieri, quando era stata predisposta la chiusura delle scuole per due giorni. Ma è stato il decollo dell' "Ala di Sion", l'"Air Force One israeliano" tanto desiderato da Benjamin Netanyahu, la prova provata che qualcosa senza precedenti sarebbe accaduto nella notte di Tel Aviv.
L'attacco in tre ondate
L'allarme relativo al lancio dell'attacco da parte dell'Iran era stato immediatamente seguito da diverse segnalazioni di droni kamikaze Shaded 136 in volo sui cieli dell'Iraq. Si trattava, infatti, della prima salva di velivoli destinati a colpire Israele nel giro di qualche ora. Fonti legate al cosiddetto "Asse della resistenza" formati dai gruppi armati filo-iraniani (Hamas, Hezbollah, Houthi, Hash al Shabi) hanno immediatamente chiarito come si sarebbe realizzato l'attacco, ribattezzato "Promessa di verità": una prima fase, con lancio di droni d'attacco dall'Iran destinati certamente alle alture del Gilan e alla base nel Negev; una seconda ondata, con lancio di droni e missili da Siria, Libano e Iraq, per mettere in difficoltà i sistemi di difesa aerea israeliani; una terza fase, con lancio di missili.
Il portavoce delle Forze armate israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha confermato che il 99% dei 300 fra missili e droni lanciati dall'Iran contro Israele durante la notte è stato intercettato e abbattuto dalla difesa aerea. In particolare, ha spiegato, sono stati lanciati 170 droni nessuno dei quali è arrivato allo spazio aereo israeliano: tutti sono stati abbattuti fuori dai confini del Paese da Israele e dai suoi alleati. Neanche i 30 missili da crociera sono riusciti ad entrare nello spazio aereo israeliano: 25 sono stati abbattuti dall'aeronautica israeliana. Sono poi stati lanciati 120 missili balistici, alcuni dei quali hanno aggirato le difese israeliane colpendo la base aerea di Nevatim nel sud di Israele: hanno causato solo danni leggeri. La base, infatti, seguita a essere regolarmente operativa. Quanto al numero esiguo di droni e missili lanciati da Iraq e Yemen, nessuno di questi avrebbe raggiunto lo spazio aereo dello Stato ebraico.
Le armi Usate
L'attacco a Israele è avvenuto prevalentemente attraverso i droni Shaded, divenuti ormai un marchio distintivo della sofisticata potenza tecnologica di Teheran in fatto di warfare. L'HESA Shahed 136 (letteralmente "testimone") è un drone "kamikaze" progettato dall'azienda aeronautica iraniana Shahed e costruito dalla Iran Aircraft Manufacturing Industries Corporation (HESA). In servizio dal 2021, quest'arma, nota anche con il nome russo Geran-2, ed è stata progettata per colpire obiettivi di terra, eludendo le difese aeree, in un raggio di circa 2500 chilometri dal sito di lancio.
Si ritiene che gli Shahed 136 siano stati schierati per la prima volta in un teatro di guerra nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi, tuttavia il loro impiego più massiccio è stato quello effettuato dalle forze di Mosca durante l'invasione russa dell'Ucraina. Gli Shaded, infatti, costituiscono il perno delle relazioni pericolose tra Russia e Ira. Il velivolo possiede una lunghezza di circa 3,5 metri, mentre la sua apertura alare arriva a 2,5 metri nella parte posteriore. Con un peso di circa 200 chili, di cui 50 costituiti dall'esplosivo trasportato, lo Shahed 136 è in grado di volare per 2500 chilometri a una velocità massima di 185 km/h.
Come già detto, l'attacco ha visto anche l'impiego di missili da crociera e balistici: per interminabili minuti, questa notte,si sono infatti inseguite le notizie sulla tipologia di missili utilizzati dall'Iran nella terza ondata dell'attacco. L'ipotesi più accreditata presso le forze della Difesa israeliana, infatti, è che la prima salva di droni servisse in qualche modo a "distrarre" gli apparati di difesa aerea israeliani in attesa di un attacco missilistico massiccio. Ma i missili, al di là della loro caratteristica (che ne determina la possibilità di intercettazione o meno), hanno poco senso se utilizzati in coda a un attacco massiccio droni: i primi infatti impiegano pochi minuti, a differenza degli Shaded che hanno impiegato ore.
Gli obiettivi nel mirino
Nonostante l'attacco fosse atteso nelle ultime 48 ore, non è stato da subito chiaro quali potessero essere gli obiettivi di Teheran. Negli ultimi giorni, avevamo parlato anche da queste colonne, infatti, di come la rappresaglia iraniana avrebbe potuto constare di diversi gradienti di importanza, colpendo anche al di fuori del territorio israeliano. Ma a pochi minuti dalla notizia dell'attacco è stato abbastanza chiaro che almeno due erano i principali obiettivi dell'Iran, ad alto valore simbolico.
Il primo, quelle delle alture del Golan, occupate da Israele nel corso della Guerra dei Sei Giorni, e ancora oggi al centro delle principali contestazioni internazionali. Qui Il "Partito di Dio" libanese ha continuato a scagliare razzi Katiuscia fino alle prime luci dell'alba, quando in Israele era già giunto, alle quattro del mattino locali, l'invito delle autorità a lasciare i rifugi. L'alto obiettivo, invece, è stato il Negev, l'ampia zona desertica ove Israele possiede un'importante base militare. Erano da poco passate le 02.00 questa notte (ora italiana), quando l'Iran ha confermato di aver attaccato una base aerea israeliana nel deserto del Negev con missili balistici Khaybar. Daniel Hagari, portavoce delle forze armate israeliane, ha affermato che la base ha riportato "lievi danni infrastrutturali" e che una ragazza è rimasta ferita nell'attacco. La maggior parte dei missili, ha aggiunto il portavoce, è stata intercettata fuori dallo spazio aereo israeliano dal sistema di difesa aerea Arrow, laddove il resto è stato abbattuto dai caccia.
La risposta di Israele
A poche ore dall'attacco, Teheran ha tenuto a sottolineare come la Repubblica islamica sia intenzionata a fermarsi qui, invocando l'articolo 51 della Carta dell'ONU e, dunque, il diritto all'autodifesa in seguito al raid sul consolato di Damasco. Il premier israeliano Netanyahu, che aveva assicurato di essere preparato a reagire, ha avuto una conversazione telefonica notturna con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha convocato il G7. Nelle prossime ore, nonostante gli inviti alla de-escalation da più parti, l'obiettivo sarà quello di calmierare le istanze delle varie parti nel complesso diorama mediorientale. Una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si terrà alle 22.00 ora italiana: il meeting è stato richiesto proprio da Tel Aviv.
Dal suo account X, Netanyahu tuona: "Li abbiamo intercettati, li abbiamo respinti. Insieme vinceremo". Sarà difficile, tuttavia, ottenere il sostegno degli Stati Uniti, che non andrà oltre le operazioni difensive di questa notte.
Gli Stati Uniti, infatti, non sosterranno alcun contrattacco israeliano contro l'Iran. E' quanto avrebbe comunicato il presidente Usa Joe Biden al primo ministro israeliano, secondo quanto riportato dal sito americano Axios che cita un alto funzionario Usa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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