L'incubo vissuto da Israele il 7 ottobre scorso ha colto di sorpresa la popolazione e le forze di sicurezza. Ma i più anziani ricordano come la storia dello Stato ebraico è costellata di attacchi, attentati e crisi di ostaggi. E adesso, passati i giorni dell'amarezza, le forze di sicurezza si preparano a dare materialmente la caccia ai responsabili degli assalti e delle atrocità di Hamas. Un po' come avvenuto con la crisi degli ostaggi di Entebbe nel 1976. E soprattutto come avvenuto, quattro anni prima, dopo l'attacco terroristico contro la delegazione di atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco 1972.
L'unità speciale Nili
La squadra speciale composta da soldati, membri della marina e delle forze di sicurezza, nonché dai servizi segreti dello Shin Bet, ha già un nome. Si chiama Nili, acronimo della frase "L'Eterno di Israele non ti abbandonerà mai" contenuta nel libro della Genesi.
L'unità si è formata subito dopo le stragi del 7 ottobre. L'obiettivo dei suoi membri è diverso da quello del resto dell'esercito. Non si tratta infatti di dare seguito ai piani militari contro Hamas, portati avanti in queste settimane soprattutto dall'aviazione. L'unità Nili ai occupa di riconoscere ed eliminare, uno dopo l'altro, tutti i responsabili materiali degli assalti alle comunità israeliane attorno la Striscia di Gaza. Coloro dunque che hanno dato il via alle atrocità contro i civili o si sono macchiati in prima persona di crimini contro la popolazione.
La squadra Nili, secondo la stampa israeliana, avrebbe già colpito. Alcuni dei raid effettuati a Gaza negli ultimi giorni non hanno infatti preso di mira depositi di munizioni oppure obiettivi militari di Hamas. Al contrario, nelle incursioni sono stati colpiti singoli individui che hanno avuto ruoli importanti nelle azioni terroristiche del 7 ottobre.
Tra questi figura Ali Qadhi, ucciso a ottobre da un raid nella Striscia. Secondo l'intelligence, il miliziano avrebbe organizzato l'assalto contro uno dei kibbutz del sud di Israele. Stessa sorte è toccata a Billal Al Kedra, ritenuto artefice delle stragi attuate nel kibbutz di Nirim, uno dei più colpiti dagli attacchi di Hamas. Il nome più eclatante ucciso dalle operazioni dell'unità Nili, sarebbe al momento quello di Muhamed Katmash, tra i comandanti più importanti dell'organizzazione terroristica e responsabile dei lanci di missili verso le città israeliane.
I membri di Nili agiscono su più fronti. C'è infatti dietro un lavoro di intelligence, volto a individuare personaggi e nascondigli. Poi c'è un'azione compiuta sul campo, con i raid mirati. Ma c'è anche un'unità informatica che si occupa del riconoscimento facciale. Vengono così raccolti molteplici dati e, successivamente, si passa all'azione.
In Israele si rievoca il precedente di Monaco
Il precedente più ricordato in questo momento in Israele è quello relativo alla strage attuata dal gruppo terrorista palestinese Settembre Nero contro la delegazione dello Stato ebraico a Monaco 1972. L'allora premier israeliano Golda Meir, subito dopo la morte di 11 atleti presenti nel villaggio olimpico, ha autorizzato la formazione di una squadra speciale per rintracciare ed eliminare tutti coloro che hanno avuto un ruolo in quel massacro.
Un obiettivo centrato dopo diversi anni di ricerche e attività di intelligence. A Beirut, così come a Parigi e a Roma, la morte di diversi miliziani palestinesi è stata attribuita proprio all'unità israeliana attivata dopo la strage. L'operazione più eclatante in quel contesto è stata attuata a Beirut, dove un commando israeliano composto da agenti vestiti in abiti femminili ha ucciso almeno tre esponenti di Settembre Nero.
L'ordine di Netanyahu per eliminare anche i capi di Hamas all'estero
L'Unità Nili però potrebbe non entrare in azione unicamente nella Striscia di Gaza. Proprio come nei precedenti rievocati dalla stampa israeliana, i membri della forza speciale potrebbero agire anche all'estero. Nei giorni scorsi il premier Netanyahu è stato categorico: il governo ha dato ordine di catturare i membri di Hamas ovunque si trovino. Dunque anche in Libano, in Turchia, in Iran e in Qatar. Un Paese quest'ultimo dal ruolo molto delicato.
A Doha risiedono gran parte dei capi politici di Hamas, ma al tempo stesso il governo dell'emirato è impegnato in prima linea nella mediazione per portare a casa gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza. Se l'Unità Nili dovesse entrare in azione in territorio qatarino, potrebbero esserci ripercussioni sulle trattative.
Ed è quello che temono i parenti degli ostaggi, i quali infatti non hanno salutato con entusiasmo l'annuncio di Netanyahu. Al contrario, il premier ha ricevuto il plauso della parte più a destra della coalizione di governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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