L'asse «del male iraniano», come lo chiama il premier israeliano Benjamin Netanyahu, torna a colpire lo Stato ebraico dai due fronti caldi oltre a Gaza, Yemen e Libano, con il primo ministro che promette agli Houthi il pagamento di «un caro prezzo» per le loro azioni e a Hezbollah che la situazione al confine nord di Israele «non continuerà» e richiederà un «cambiamento nell'equilibrio di potere», messaggio che lascia trapelare l'intenzione della temuta invasione.
È stata una domenica di attacchi ancora più intensi quella subìta ieri dagli israeliani. Ha percorso duemila chilometri in 11 minuti il missile balistico (non ipersonico) che si è abbattuto intorno alle 6.30 del mattino sul centro del Paese, lanciato dagli Houthi, il gruppo filo-iraniano dello Yemen che negli ultimi mesi, da quando è scoppiata la guerra a Gaza, ha indirizzato contro Israele oltre 220 fra missili balistici, cruise e droni, in solidarietà con i palestinesi e con Hamas dopo l'inizio della guerra. Israele sostiene di aver intercettato il missile terra-terra, di cui alcuni frammenti hanno colpito un'area a 25 chilometri da Tel Aviv, senza fare vittime né feriti, ma provocando alcuni incendi. Gli Houthi affermano invece di aver preso di mira una postazione militare a Giaffa, nell'area metropolitana di Tel Aviv, e di aver centrato l'obiettivo. Dopo l'azione, la milizia filo-iraniana non solo si è rallegrata per aver costretto nei rifugi «due milioni di sionisti per la prima volta nella storia del nemico», ma ha anche promesso ulteriori attacchi ora «che si avvicina il primo anniversario della benedetta operazione del 7 ottobre». Hamas ha ringraziato i ribelli yemeniti affermando che lo Stato ebraico non sarà al sicuro finché non fermerà la sua «brutale aggressione» nella Striscia di Gaza. La conferma dell'escalation è nelle dure parole del premier Netanyahu, che ha promesso pesanti conseguenze ricordando il bombardamento di luglio al porto di Hodeida, come rappresaglia per l'attacco con droni lanciato contro Tel Aviv, in cui morì un israeliano.
Parole altrettanto dure il capo del governo israeliano le riserva a Hezbollah, il gruppo che ancora ieri è tornato a colpire con almeno 40 razzi, sempre in mattinata, la Galilea e le alture del Golan, affermando di aver bombardato una base militare israeliana con decine di razzi Katyusha in risposta ai raid israeliani in Libano. Netanyahu promette che si impegnerà a fare «tutto il necessario» perché i residenti della regione settentrionale tornino nelle proprie case. Poche ore dopo, nel tardi pomeriggio di ieri, i media libanesi riportano la notizia di una serie di attacchi aerei israeliani nella zona di Mahmoudiyeh, situata circa 10 chilometri a nord di Metula, al confine con il Libano. Da settimane i vertici dell'esercito annunciano di essere pronti a un'azione militare nel Paese. Ma fonti militari è stato costretto a smentire che i volantini lanciati nel Libano meridionale, per invitare i civili a fuggire da un'area dalla quale Hezbollah ha lanciato numerosi attacchi contro Israele, sono stati distribuiti da un comandante di brigata senza l'approvazione dei superiori. L'Idf ha smentito qualsiasi ordine di evacuazione e aperto un'indagine sull'incidente.
Ma è chiaro che Israele non lascerà impuniti gli attacchi quotidiani subiti da mesi. Per trasparenza, intanto, ha ammesso che tre degli ostaggi i cui corpi sono stati recuperati a novembre a Gaza sono probabilmente rimasti uccisi in un raid israeliano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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