Mohammad Reza Zahedi e gli altri morti nel raid: chi sono i comandanti uccisi da Israele

Lo Stato ebraico ha eliminato tre pesi massimi dei pasdaran iraniani nel Levante. In particolare, Zahedi era l'eminenza grigia degli ayatollah in Siria e Libano e punto di riferimento da dieci anni della resistenza filo-Teheran

Mohammad Reza Zahedi e gli altri morti nel raid: chi sono i comandanti uccisi da Israele
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Il successo del raid israeliano su Damasco di lunedì 1° aprile è innegabile. L’eliminazione di Mohamed Reza Zahedi è stato il colpo più duro inferto all’Iran negli ultimi cinque anni. “Dopo i droni che nel 2020 uccisero il generale Qassem Soleimani, non era mai stato centrato un obbiettivo così importante”, ha spiego Tamir Hayan, l’ex capo dell’agenzia israeliana per la sicurezza. Assieme a lui, sono stati uccisi anche il suo vice per la gestione dei dossier Siria e Libano Hossein Aminullah e Haj Rahimi, responsabile delle operazioni in Palestina.

Israele, dunque, ha tagliato alcune tra le teste più importanti dell’idra dei pasdaran. In particolare, Zahedi godeva della “massima fiducia” della guida suprema della Repubblica islamica, l’ayatollah Ali Khamenei. Nel 2006 era diventato comandante delle forze di terra, aria e mare dei Guardiani della rivoluzione islamica e si era distinto nella repressione delle rivolte studentesche del 1999 e del 2009. Il regime, inoltre, lo aveva elevato a responsabile della sicurezza in tutta Teheran e posto al vertice della Forza Quds in Siria e Libano.

Era colui che avrebbe dovuto guidare la liberazione di Gerusalemme dal nemico sionista. Un vero e proprio peso massimo del regime iraniano, che da dieci anni era il punto di riferimento di tutta la muqawama, la resistenza legata agli ayatollah che ha sostenuto il regime di Bashar al-Assad a Damasco. Tra le forze da lui fondate, vi sono le brigate Fateriyoun e Nujaba, che si sono distinte per le loro capacità militari e ritengono “troppo molle” la lotta condotta dagli sciiti iracheni e dagli Houthi yemeniti.

Il generale 63enne era entrato nelle fila dei pasdaran da giovane, ai tempi dell’assalto all’ambasciata americana del 1979, e ne aveva scalato rapidamente le gerarchie. Veterano della guerra contro l’Iraq, era finito nella lista nera dell’Onu ed era il bersaglio di sanzioni americane, inglesi, europee e australiane. Il suo ruolo, però, non si limitava al mondo militare. Come molti altri consiglieri del presidente iraniano Raisi, tutti ex generali delle Forze Quds, anche Zahedi aspirava ad un futuro politico.

I sei missili israeliani lanciati sul quartiere Mezzeh della capitale siriana hanno stroncato queste aspirazioni. Gli ayatollah hanno gridato vendetta e promesso “una dura risposta”, ma fintanto che Tel Aviv sarà protetta dallo scudo degli Usa gli ufficiali iraniani nel Levante continueranno a cadere.

Dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza, sono stati ucciso diversi membri di alto profilo dei pasdaran: a dicembre le Idf hanno eliminato il generale Mousawi, a gennaio il generale Omidzadeh, a febbraio un’auto d’ufficiali della Forza Quds.

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