Stavolta l`Iran si è arrabbiato davvero. E promette vendette terribili. L`attacco missilistico condotto da Israele ieri contro l`ambasciata di Teheran a Damasco, capitale della Siria, è una di quelle azioni destinate a esacerbare ulteriormente gli animi già roventi nel Medioriente. L`attacco è stato condotto con sei missili lanciati da F-35 che hanno fatto almeno otto morti: un generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane, Mohammad Reza Zahedi, due consiglieri iraniani e cinque pasdaran.
L`ambasciatore iraniano in Siria, Hossein Akbari, che ha assistituo all`attacco dalla sua finestra, ha assicurato che Teheran risponderà «duramente» a Israele. «Il regime sionista - ha detto in un collegamento con la tv iraniana - sta agendo contro il diritto internazionale, quindi riceverà una dura risposta da parte nostra». Un episodio che ha reso ancora più drammatico un lunedì nel quale l`esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver concluso l`operazione contro Hamas presso l`ospedale al-Shifa di Gaza City, lasciando l`area dopo due settimane. L`Idf avrebbe ucciso almeno 200 uomini armati e catturato circa 900 sospetti, di cui più di 500 terroristi, lasciando l`ospedale, il più grande dell`intera Striscia, «completamente fuori servizio», ciò che «rende impossibile riprendere i lavori», come dice il direttore della struttura, Marwan Abu Saada. Le forze israeliane assicurano che le operazioni militari non sono state dirette contro «pazienti, personale sanitario o attrezzature mediche», ma il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, contabilizza almeno 400 morti, il doppio di quelli denunciati da Israele, ciò che farebbe pensare a molte vittime civili. La Casa Bianca chiederà «maggiori informazioni» a Israele sui cadaveri ritrovati ad al-Shifa.
Non distende certo gli animi l`apporvazione con ampia maggioranza da parte della Knesset di una legge che vieta temporaneamente la ritrasmissione in Israele di qualsiasi media straniero che «danneggia la sicurezza dello Stato», detta legge anti Al Jazeera perché colpisce soprattutto l`emittente qatarina e la sua informazione sulla guerra. «Il canale terroristico Al Jazeera non trasmetterà più da Israele. Intendo agire immediatamente in conformità con la nuova legge per fermare l`attività del canale», ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ieri ricoverato nell`ospedale Hadassah Ein Kerem dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico per un`ernia (sarà dimesso oggi). «Al Jazeera - ha proseguito Bibi - ha danneggiato la sicurezza di Israele, ha partecipato attivamente al massacro del 7 ottobre e ha incitato contro i soldati delle forze israeliane di difesa, è venuto il momento di rimuoverla dal nostro Paese».
Al Jazeera è tra i media più attivi nella Striscia e racconta delle offensive spesso disumane di Israele nell`area. L`ordine di oscuramento avrà una validità di 45 giorni ma potrà essere rinnovato per periodi analoghi. Nei giorni piuttosto agitati di Netanyahu ci sono da segnalare anche le nuove proteste contro il suo governo sempre più impopolare.
Decine di migliaia di israeliani hanno affollato domenica il centro di Gerusalemme nella più grande protesta antigovernativa da quando il Paese è entrato in guerra lo scorso 7 ottobre. I manifestanti hanno esortato il governo a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco per liberare decine di ostaggi tenuti a Gaza dai militanti di Hamas e a indire elezioni anticipate.
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