I punti chiave
L'ha definita "marcia per la giustizia" e non "golpe". E neppure un tentativo di rovesciare il governo di Vladimir Putin. In un audio di 11 minuti postato sul proprio canale Telegram, Yevgeny Prigozhin ha fornito la sua versione dei fatti di quanto accaduto negli ultimi giorni in Russia. Il capo della Wagner ha spiegato che la marcia organizzata verso Mosca aveva l'obiettivo di "esprimere una protesta" e non quello di "rovesciare il governo del Paese". Dal primo luglio, ha inoltre aggiunto Prigozhin, l'organizzazione da lui guidata avrebbe cessato di esistere.
La versione di Prigozhin
Quella di Prigozhin non è una retromarcia completa. L'ex "cuoco di Putin", come lo definiscono molti ricordando il suo passato, ha cercato di minimizzare quanto accaduto, pur ribadendo le critiche rivolte ad una parte della leadership militare del Cremlino.
In particolare, l'avanzata lungo l'autostrada M4, diretta da Rostov sul Don alla capitale russa, sarebbe stata pensata per impedire la "distruzione" della compagnia militare privata e chiamare alle loro responsabilità "quegli individui" che "hanno commesso un enorme numero di errori nell'operazione militare speciale" in Ucraina. È lecito supporre che il riferimento sia ai due bersagli prediletti di Prigozhin: il ministro della Difesa, Sergej Shoigu, e il capo di Stato Maggiore, Valerij Gerasimov.
Il futuro della Wagner
Nel messaggio audio, Prigozhin ha fatto sapere che nessuno dei suoi uomini ha accettato di firmare un contratto con il ministero della Difesa. E che, dunque, a partire dal primo luglio il gruppo Wagner cesserà di esistere. In ogni caso, la marcia dei mercenari su Mosca, ha evidenziato, ha messo in luce problemi di sicurezza "molto seri" interni alla Russia, dove le autorità avevano deciso di sciogliere la Wagner a seguito di "intrighi".
Per quanto riguarda Prigozhin, il capo della Wagner non ha rivelato la sua posizione, che resta sconosciuta. Nelle ultime ore sarebbe stato visto al Green City Hotel a Minsk. Non si hanno più notizie di lui da quando ha lasciato Rostov, sabato sera, in automobile, subito dopo l'annuncio dell'accordo con il quale rinunciava a marciare su Mosca. Secondo quanto era stato reso noto sull'intesa conseguita con il Cremlino, il capo della Wagner avrebbe dovuto recarsi in Bielorussia. Il servizio stampa del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha affermato però di non sapere se Prigozhin si trovi nel Paese.
Lo stop della marcia
"Non abbiamo mostrato nessuna aggressione ma siamo stati colpiti da missili, ci siamo ritirati per evitare di far correre il sangue di soldati russi", ha detto Prigozhin, sottolineando che l'occupazione di Rostov-sul-Don e la marcia su Mosca è stata "una masterclass su come doveva essere fatto il 24 febbraio 2022", giorno dell'invasione russa dell'Ucraina.
Secondo fonti cecene, l'avanzata di Prigozhin su Mosca si sarebbe fermata a 200 chilometri dalla capitale perché l'Fsb e il Comitato investigativo hanno fatto irruzione nelle sue proprietà, dove sono stati sequestrati beni e fermati i familiari, trattenuti come ostaggio. Il capo della Wagner avrebbe così capito di non poter più contare su Putin. La notizia è da prendere con le pinze, visto che l'avrebbe riferita uno dei 300 uomini del leader ceceno Ramzan Kadyrov al dissidente Abubakar Yabgulbaev, che ha raccontato quanto appreso all'Adnkronos.
Prigozhin ha concluso il suo messaggio affermando di aver deciso di "fare marcia indietro" e fermare l'avanzata dei suoi uomini "per evitare
uno spargimento di sangue", esprimendo "rammarico per aver colpito l'aviazione russa". Per la cronaca, i suoi uomini avrebbero abbattuto sei elicotteri russi e un aereo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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