Oggi l'esercito israeliano ha diffuso le immagini di un raid in un palazzo residenziale a Gaza, dove aveva sede un impianto per la costruzione e lo stoccaggio di armi. Non è la prima volta che viene rivelata l'esistenza di laboratori o depositi artigianali usati da Hamas per scopi militari. Israele accusa da decenni l'organizzazione palestinese di usare i civili come scudi umani, nascondendosi nel sottosuolo dei campi profughi oppure operando nelle vicinanze di luoghi pubblici.
L'Onu, ad esempio, è consapevole dell'attività dei terroristi di Hamas dentro e accanto alle sue strutture sulla Striscia di Gaza. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno pubblicato un lungo report, firmato dal segretario generale di allora, Ban Ki-moon, per cercare di fare luce su alcuni incidenti verificatisi all'interno delle scuole amministrate dall'Unrwa, l'agenzia internazionale per i rifugiati palestinesi. L'inchiesta ha riguardato 13 istituti gestiti dall'Onu nella Striscia, arrivando alla seguente conclusione: in due scuole le indagini hanno confermato la presenza di armi appartenenti a gruppi armati palestinesi, mentre vicino a uno degli edifici sorgeva una postazione di lancio da dove partivano i razzi che hanno colpito Israele durante l'escalation del 2014. I fatti in questione risalgono all'estate di quell'anno.
Nella scuola elementare di Gaza Beach gli investigatori hanno trovato due canne da mortaio con tanto di munizioni avvolte in una coperta e tenute in un'aula chiusa a chiave. In un comunicato stampa l'Unrwa, inoltre, ha dato notizia di circa 20 razzi nascosti in una scuola vuota. L'inchiesta ha stabilito poi che il personale incaricato della sicurezza ha ricevuto minacce di morte e ha decretato definitivamente l'occupazione delle scuole da parte di una fazione armata palestinese non identificata. Lo stesso ritrovamento è stato riferito in un altro istituto a Nuseirat.
A Jabalya e Ayyobiya, in due scuole sempre sotto il controllo dell'Unrwa, l'Onu ha riconosciuto di non aver condotto le indagini dovute. Qui il 22 luglio di nove anni fa, 300 persone si sono rifugiate nell'edificio dopo aver ricevuto l'avviso di un imminente bombardamento da parte dell'aviazione israeliana. In mezzo al marasma degli sfollati, i testimoni hanno subito allertato i funzionari dell'Agenzia della presenza di un'arma non identificata. E anche in questo caso il report si chiude con l'ormai ricorrente ammissione: i combattenti palestinesi tenevano al sicuro il loro arsenale in spazi che dovrebbero essere dei santuari per le persone innocenti in fuga da razzi e missili.
La strategia di Hamas descritta dalle forze armate israeliane quindi non è una leggenda o un pretesto di cui il governo e i generali si servono per giustificare gli attacchi a Gaza. I terroristi si mimetizzano tra la popolazione e anche con un discreto successo, obbligando Tel Aviv a rispondere con violenza in aree dove non dovrebbe invece cadere neanche una bomba. C'è dunque più di un fondo di verità nella versione di Israele. I membri di Hamas non seguono le regole della guerra e se le conoscono le ignorano.
L'obiettivo degli estremisti palestinesi è quello di delegittimare l'autodifesa di un Paese sotto attacco e veicolare
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