L’avanzata russa a Kharkiv e in Donbass ha notevolmente peggiorato la posizione dell’esercito ucraino sul campo di battaglia e acuito il problema della carenza di uomini di cui soffre da mesi. Di conseguenza, i funzionari di Kiev hanno chiesto agli alleati della Nato di contribuire all’addestramento di 150mila nuove reclute vicino alla linea del fronte, in modo da poterle rapidamente schierare. Questo significherebbe l’invio di personale militare occidentale nel Paese invaso, un passo che porterebbe Unione europea e Stati Uniti più vicini alla guerra con Mosca.
Il Cremlino, infatti, ha più volte sottolineato che soldati dell’Alleanza schierati in Ucraina sarebbero considerati come un obiettivo legittimo. Fino ad ora, Washington ha respinto le richieste di Kiev, ma il capo del Joint Chiefs of Staff Charles Q. Brown ha affermato giovedì 16 maggio che “con il tempo, alla fine ci arriveremo”. Il generale ha però sottolineato che, ad oggi, un impegno diretto nel Paese invaso “metterebbe a rischio gli addestratori della Nato” e significherebbe decidere se impiegare i pochi sistemi di difesa aerea a disposizione di Kiev per proteggere il personale occidentale o le infrastrutture critiche. In quanto parte del Patto atlantico, inoltre, gli Usa sarebbero tecnicamente obbligati a rispondere a qualunque attacco contro militari alleati.
Fin dall’inizio del conflitto, l’amministrazione Biden ha sempre categoricamente negato la possibilità dei boots on the ground, una posizione ribadita anche di recente, e ha invitato gli alleati della Nato a fare altrettanto. Negli ultimi mesi, però, il presidente francese Emmanuel Macron ha più volte ventilato la possibilità dell’invio di un contingente a sostegno delle forze ucraine, sottolineando come “nessuna scelta deve essere esclusa” per garantire la sconfitta della Russia. Inizialmente, gli altri membri dell’Alleanza si sono opposti a questa eventualità, ma negli ultimi giorni il governo dell’Estonia ha dichiarato di star valutando l’opzione di mandare truppe nel Paese affinché assumano ruoli di retroguardia, in modo da permettere alle forze di Kiev impegnate dietro le linee di raggiungere il fronte. In più, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha appoggiato le posizioni di Macron in un’intervista rilasciata al The Guardian. "Le nostre truppe hanno addestrato gli ucraini in Ucraina prima della guerra”, ha affermato. “Quindi tornare a questa tradizione potrebbe essere abbastanza fattibile”.
Un cambiamento di vedute non da poco, questo, che si scontra con la posizione ufficiale della Nato ripetuta più volte dal segretario generale Jens Stoltenberg e, almeno sulla carta, fermamente impostata sulla linea del non intervento diretto.
Potrebbe essere un’indicazione del fatto che la situazione per gli ucraini sia destinata a peggiorare nei prossimi mesi, nonostante le dichiarazioni del capo supremo delle forze dell’Alleanza in Europa Christopher Cavoli secondo cui i russi non hanno “i numeri” e le “capacità” per ottenere successi strategici lungo il fronte. In ogni caso, la presenza di truppe occidentali nel Paese invaso segnerà il passaggio di una linea rossa da cui sarà molto difficile tornare indietro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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