Nonostante le promesse di Al-Jolani e dei sedicenti ribelli di Hay'at Tahrir al-Sham, in Siria le cose potrebbe farsi sempre più complesse per gli altri gruppi etnici e religiosi della nazione.
Oggi, centinaia di persone sono scese in piazza nel quartiere cristiano di Damasco, per protestare contro l'incendio di un albero di Natale accaduto ieri nella piazza centrale di Suqaylabiyah, cittadina situata nel governatorato di Hama, nella Siria centro-occidentale. La città è abitata da oltre 17 mila persone, principalmente di religione greca ortodossa. Ieri, dopo l'accaduto, i media locali hanno diffuso la voce si trattasse di militanti uzbeki.
I manifestanti hanno marciato fino alla sede del Patriarcato ortodosso, situato nel quartiere di Bab Sharqi. Ieri, alcuni uomini a volto coperto hanno dato fuoco all'albero di Natale. Alcuni uomini armati hanno tenuto la folla dei fedeli a distanza minaciandoli con le armi, mentre altri dello stesso gruppo appiccavano il fuoco. Dopo l'accaduto, i cristiani hanno protestato presso il Comando militare della città ed è stato diffuso in rete un video che ha provocato l'indignazione dei cristiani in tutto il Paese. La folla ha urlato diversi slogan: "Rifiutiamo i combattenti provenienti dalla Cecenia o qualsiasi altro combattente straniero. Come cristiani e musulmani, siamo uniti come un unico popolo”.
Qualcosa di molto simile starebbe avvenendo anche a Saidnaya, cittadina di 25 mila abitanti situata circa 240 chilometri più a sud di Suqaylabiyah, lungo la strada che porta a Damasco. La città è nota è nota per ospitare il monastero greco ortodosso dedicato alla Vergine Maria, uno dei più antichi del Medio Oriente, fondato - secondo la tradizione - da Giustiniano I nel 547. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, i miliziani che hanno bruciato l'albero di Natale sarebbero stranieri e appartenenti al gruppo islamista Ansar al Tawhid. Una versione confermata ai residenti della cittadina anche da un leader religioso di Hayat Tahrir al Sham.
Il leader di Hts ha promesso che i miliziani saranno puniti per quanto commesso. Al Jolani ha ribadito più volte che i diritti delle minoranze etniche e religiose del Paese saranno rispettati.
Una posizione confermata in un'intervista al quotidiano britannico "The Times", in cui Al Sharaa ha spiegato di aver già incontrato rappresentanti delle minoranze siriane (inclusi cristiani, drusi e alawiti) per rassicurarli, garantendo inoltre un'amnistia per tutti i cittadini, tranne per coloro che si sono macchiati di crimini di sangue o torture.
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