Il test sul missile balistico, il Palianytsia, la produzione autonoma: la svolta di Kiev

Nel giro di pochi giorni, Kiev si presenta al mondo con due sistemi d'arma autiprodotti che potrebbero fare la differenza sul campo. E che, soprattutto, sono liberi da restrizioni d'uso occidentali

Il test sul missile balistico, il Palianytsia, la produzione autonoma: la svolta di Kiev

Il warfare ucraino sta transitando verso una svolta nell'autoproduzione di missili. Proprio ieri il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato al mondo intero il primo test positivo di un vettore balistico che sarà tutto ucraino, congratulandosi con il complesso industriale-difensivo di Kiev. La virata del Paese verso l'autoproduzione subisce sì un'accelerata, ma non costituisce di certo una novità: dall'inizio del conflitto, l'Ucraina ha fabbricato un'ampia varietà di armi "artigianali" durante la guerra, tra cui droni navali e missili antinave. Ha anche riadattato quei missili per attacchi via terra.

I nuovi missili e l'ipotesi Hrim-2

Al momento nessuno osa, tanto meno il presidente, fare il nome del nuovo armamento o fornire troppi dettagli tecnici che potrebbero costituire vantaggio per il nemico. Ma più di qualcuno sembra convinto che possa trattarsi di Hrim-2 (scritto anche Grim-2 e che in inglese si traduce come Thunder-2). Le origini di Hrim-2 e dei suoi immediati predecessori risalgono alla fine degli anni 2000 e si ritiene che lo sviluppo sia iniziato più seriamente dopo che la Russia ha conquistato la Crimea nel 2014. Un test del motore a razzo associato al progetto è stato eseguito nel 2018 e il trasportatore-erettore-lanciatore a due turni e 10 ruote per il missile, o almeno un suo modello, con i contrassegni delle Forze armate ucraine, è apparso in una parata quello stesso anno. Da quello che sappiamo, l'Hrim-2 e i precedenti progetti correlati, possiedono un aspetto esteriore molto simile all'Iskander-M russo . L'Hrim-2 potrebbe avere una gittata tra le 174 e le 310 miglia, secondo precedenti resoconti.

L'arma annunciata da Zelensky potrebbe, tuttavia, non essere correlata a Hrim-2 e, fra le altre cose, potrebbe trattarsi di un manufatto che non necessariamente molti classificherebbero come un missile balistico. La linea di demarcazione tra razzi di artiglieria di grosso calibro guidati e missili balistici a corto raggio (SRBM), infatti, è sempre più sfocata. In linea generale, ci si rifà alla tassonomia dell'esercito statunitense, che ha iniziato a usare il termine missili balistici a corto raggio (CRBM) per riferirsi a un sottoinsieme di SRBM con gittata inferiore a 186 miglia (300 chilometri).

Sappiamo dunque poco, di questo prodotto, tuttavia, la sua caratteristiche più importante è quella meno tecnica: si tratta di un'arma non donata dall'Occidente e, dunque, libera da restrizioni d'uso e quindi in grado di rappresentare un importante passo avanti nelle capacità di attacco a lungo raggio del Paese.

Rivoluzione Palianytsia

E poi c'è il Palianytsia, il "drone pagnotta", chiamato così per via della parola che gli ucraini usano per scovare i sabotatori russi, che non riescono a pronunciarla correttamente. Di questo altro armamento, annunciato una manciata di giorni fa, sappiamo molto di più, non fosse altro per il suo "battesimo" strombazzato. Si tratta tecnicamente di un drone lanciarazzi a lungo raggio, in grado di colpire dai venti ai trenta aeroporti militari russi che rientrano nel suo raggio d'azione. Il suo intero sviluppo è stato completato in un periodo di tempo incredibilmente breve: appena un anno e mezzo.

L'esistenza di questo UAV suicida a lungo raggio è stata rivelata dal presidente dell'Ucraina durante le celebrazioni ufficiali del Giorno dell'Indipendenza del Paese a Kiev, il 24 agosto. Inoltre, Palianytsia è stato utilizzato per la prima volta in una vera missione di combattimento ore prima. Sebbene l'affermazione di Zelensky, secondo cui questo nuovo drone missilistico è stato utilizzato in quell'occasione, coincida con l'attacco a lungo raggio dell'Ucraina a un deposito di munizioni nella regione di Voronezh nella notte del 24 agosto, è troppo presto per dire con certezza se c'è stata davvero connessione. Tuttavia, ci sono delle indicazioni: gli eventi della notte sono stati segnalati come un "attacco di droni ucraini" e il filmato girato dai residenti locali ha registrato il suono di un motore a reazione.

L'arma è alimentata da un motore turbogetto e viene lanciata da una piattaforma sulla terra, anziché da jet. Il missile ha un corpo cilindrico con superfici di controllo semplici. Le sue ampie ali sono posizionate relativamente in avanti, con distintive piastre terminali inclinate verso l'alto. Il motore a reazione è probabilmente nella sezione posteriore della fusoliera, con una presa d'aria sottostante. Questo prototipo è diverso dal missile da crociera Neptune, che ha avuto il suo successo. In origine era un missile antinave, basato sull'AS-20 KAYAK (Kh-35) dell'era sovietica, ma adattato per l'attacco via terra. L'implicazione è che questo è più economico (o almeno più producibile) e meglio ottimizzato per il compito.

Basterà?

Basterà per vincere la guerra in autonomia? Assolutamente no. Nonostante Kiev abbia un bisogno disperato di armi di profondità, la produzione autoctona, per quanto spinta, non può sopperire a delle carenze strutturali. La questione dei jet da combattimento continua a restare centrale. Dopo gli attacchi di lunedì scorso, Zelensky ha dichiarato che, durante il bombardamento alle infrastrutture energetiche ucraine, sono stati utilizzati gli F-16 per abbattere i missili russi, senza approfondire troppo questo dettaglio. Il che costituisce un messaggio double face all'Occidente: come a dire, grazie, ma ce ne servono ancora. Il problema è e resta medesimo del 2022: senza superiorità aerea ,Mosca, almeno sul campo, non si batte.

Le armi

autoprodotte, tuttavia, non sono un bicchiere d'acqua nel mare. Sfuggono ai placet occidentali e alimentano il fuoco della propaganda, soprattutto ora che il Kursk e Belgorod sono messe a ferro e fuoco. Il resto si vedrà.

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