L'invasione della Striscia di Gaza viene ormai data per scontata e l'unica incognita restano le tempistiche. Gli Stati Uniti, da questo punto di vista, sono riusciti lunedì scorso a ottenere da Tel Aviv la promessa di non cominciare l'operazione terrestre prima del completamento dello “scudo” che stanno predisponendo per proteggere le loro installazioni militari disperse in tutto l'arco mediorientale: dal Kuwait al Qatar, dall'Iraq all'Arabia Saudita, senza dimenticare la Giordania, gli avamposti in Siria e le basi in Turchia.
Il primo provvedimento di Washington, all'indomani del proditorio attacco di Hamas del 7 ottobre, è stato quello di inviare due gruppi di portaerei nel Mediterraneo Orientale (quello della Uss Ford e della Uss Eisenhower) a cui si è aggiunto almeno un Meu (Marine Expeditionary Unit) imbarcato su una nave da assalto anfibio, come segnale di deterrenza nei confronti dell'Iran, che ha minacciato di attaccare Israele in caso di attacco terrestre a Gaza.
Le basi Usa in Medio Oriente, però, erano vulnerabili, come dimostrato dalla serie di attacchi condotti tra la Siria e l'Iraq effettuati in questi ultimi giorni, portati principalmente dalle milizie filosciite che lavorano come proxy di Teheran, inoltre l'attacco con droni e missili effettuato dagli Houthi, i ribelli yemeniti sostenuti dagli Ayatollah, ha dimostrato come la minaccia sia regionale e non limitata al Levante.
Quest'ultimo attacco, avvenuto pochi giorni fa, era diretto proprio verso un assetto statunitense presente nell'area: il cacciatorpediniere Uss Carney che incrociava nelle acque del Mar Rosso. L'unità navale, della classe Arleigh Burke, ha completamente neutralizzato i missili e i droni in arrivo utilizzando i missili Sm-2 “Standard” del sistema Aegis, capace di intercettare anche i missili balistici se utilizzante la versione Sm-6 dei vettori.
Il Pentagono, per migliorare le capacità di difesa aerea in quello specchio d'acqua, ha stabilito di inviare una seconda unità navale di questo tipo: l'Uss Thomas Hudner. Da soli, questi due cacciatorpediniere, sono in grado di neutralizzare le minacce missilistiche provenienti dallo Yemen, senza chiamare in causa le difese saudite, che peraltro non sono intervenute nell'attacco al Carney. Un particolare che dovrebbe far riflettere sul reale posizionamento di Riad nella questione del conflitto tra Hamas e Israele.
Washington, come accennato, ha quindi deciso di implementare le difese delle sue installazioni militari in tutto il Medio Oriente, e sappiamo che sistemi da difesa aerea come il Patriot e il Thaad (Terminal High Altitude Area Defense).
Il Thaad è stato progettato per abbattere missili balistici a rattio corto, medio e intermedio nella loro fase terminale (ovvero durante la discesa o rientro in atmosfera) intercettandoli con un approccio hit-to-kill (colpo diretto). Si tratta di un sistema, ovvero composto da un lanciatore (su veicolo), centro controllo di fuoco e radar, sviluppato dopo l'esperienza degli attacchi missilistici dell'Iraq durante la Guerra del Golfo in 1991. Allora lo “scudo” antimissile era fornito solo dal ben noto Patriot, le cui batterie sono attualmente in viaggio verso il Medio Oriente, ma si era notato che per la natura stessa di quel sistema – capace di colpire il suo bersaglio solo nella parte finale di traiettoria, quando è già all'interno dell'atmosfera – la percentuale di successo non era molto elevata (alcune fonti riportano sia stata effettivamente scarsa).
Il Thaad si affida a un radar particolare, l'AN/TPY-2 che ha una grande portata (circa 4700 chilometri) ed è mobile – su semirimorchio – e integrabile nella rete di difesa aerea (quindi utilizzabile anche per i Patriot). Questo radar è già dispiegato da tempo in Medio Oriente: uno di essi è presente nella base Usa di Kurecik in Turchia mentre un secondo è presente proprio in Israele sul monte Keren, nel deserto del Negev.
Non bisogna dimenticare che Patriot e Thaad statunitensi non lavoreranno solo insieme al sistema Aegis imbarcato sui cacciatorpediniere Usa (che fanno anche parte dei gruppi di portaerei nel Mediterraneo), ma anche a sistemi a cortissimo raggio che Washington utilizza per la difesa di installazioni militari/diplomatiche situate in zone ad alto rischio: stiamo parlando del C-Ram (Counter Rocket Artillery Mortar).
Gli Usa, infatti, utilizzano efficacemente il sistema Centurion per la difesa della Green Zone di Baghdad. Il Centurion deriva dal sistema imbarcato Phalanx che è un Ciws, ovvero un sistema d’arma per la difesa di punto (Close In Weapon System).
Sebbene entrambi i sistemi si affidino alla mitragliatrice a canne rotanti (Gatling) da 20 millimetri M61A1 Vulcan, c’è qualche differenza tra i due oltre al fatto che uno è montato su un rimorchio a pianale mobile mentre l’altro poggia su un robusto supporto per armi navali: è il fatto che il Phalanx spara proiettili tipo Mk 149 con anima in tungsteno perforante a perdita di involucro (Apds), mentre il Centurion utilizza proiettili M-940 Multipurpose Tracer-Self Destruct (Mpt-Sd) appositamente progettati per autodistruggersi a una certa distanza in modo che la raffica sparata non spazzi via un isolato di un centro abitato a chilometri di distanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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