La morte dei civili a Rafah nell’attacco israeliano durante la notte tra il 26 e il 27 maggio è stato un tragico incidente. Secondo il sito di notizie Ynet, ad usare queste parole è stato il premier Benjamin Netanyahu, intervenuto alla Knesset per spiegare quanto accaduto dopo il raid mirato all’eliminazione di alti ufficiali di Hamas.
“A Rafah abbiamo evacuato un milione di residenti che non erano coinvolti e, nonostante tutti gli sforzi, ieri si è verificato un tragico incidente. Stiamo indagando su quanto accaduto e trarremo delle conclusioni”, ha dichiarato il primo ministro di Tel Aviv. Stando al comunicato delle Idf diffuso dopo il blitz, l’attacco delle forze ebraiche ha bersagliato una delle sedi dell’organizzazione terroristica dove si stava svolgendo una riunione di livello. A seguito del raid, sarebbe scoppiato un incendio in un vicino campo di sfollati palestinesi. Secondo quanto riferito dal ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, le vittime sarebbero 45, soprattutto donne e bambini.
A seguito di questa strage, il movimento islamista ha annunciato che non prenderà parte al nuovo round di trattative diplomatiche che sarebbe dovuto iniziare al Cairo. Fonti dell’organizzazione, citate da Hareetz, hanno affermato che Hamas ha chiesto ai Paesi mediatori un piano chiaro che garantisca la fine della guerra a Gaza e che non intendono "fare il gioco di Netanyahu e tenere discussioni senza scopo".
Poco dopo l’attacco a Rafah, il gruppo terroristico ha rilasciato una nota in cui invitava i palestinesi a “ribellarsi e marciare” contro il “massacro” compiuto dallo Stato ebraico. “Alla luce dell'orribile massacro sionista commesso ieri sera dall'esercito criminale di occupazione contro le tende degli sfollati, invitiamo le masse del nostro popolo in Cisgiordania, a Gerusalemme, nei territori occupati e all'estero a sollevarsi e marciare con rabbia contro il massacro sionista in corso contro la nostra gente nel settore”, ha scritto Hamas.
Indipendentemente dal fatto che i terroristi inviino una propria delegazione nella capitale egiziana, i colloqui di pace parevano già essere condannati ad arenarsi di nuovo senza un nulla di fatto.
Izzat al-Rishq, un funzionario del movimento, aveva dichiarato che l’organizzazione di Gaza sarebbe rimasta ferma sulle sue posizioni e avrebbe chiesto la cessazione definitiva delle ostilità e il ritiro completo delle Idf dalla Striscia. Condizioni, queste, che Israele ha già respinto altre volte e che Netanyahu si è rifiutato di accettare perché, a suo parere, equivarrebbero a una resa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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