Nuove tensioni ai vertici di Israele. Lo staff del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha smentito le fughe di notizie riguardo ai negoziati per la liberazione degli ostaggi in cambio di una tregua, sottolineando come queste indiscrezioni “non fanno altro che rafforzare la posizione di Hamas”.
In vista dell’inizio di un nuovo round di colloqui diplomatici, il primo ministro di Tel Aviv ha affermato che la diffusione di informazioni riguardo alle decisioni o alle discussioni in atto nelle alte sfere dello Stato ebraico “danneggiano le famiglie degli ostaggi e ritardano il loro rilascio”. Queste dichiarazioni sono state riportate dalla stampa israeliana a seguito della notizia secondo cui uno dei negoziatori, il generale riservista Nitzan Alon, avrebbe affermato che il mandato affidato alla delegazione di cui fa parte non sarebbe abbastanza ampio per ottenere risultati e che l’attuale governo non acconsentirà mai ad un accordo sugli ostaggi.
Al contrario, nella nota diffusa dall’ufficio del primo ministro si legge che “Netanyahu ha ripetutamente dato alla squadra negoziale un ampio mandato per liberare i nostri rapiti” e viene messo in evidenza come Hamas “continua a chiedere la fine della guerra, il ritiro dell'Idf dalla Striscia di Gaza lasciando Hamas intatta affinché possa ripetere le atrocità del 7 ottobre ancora e ancora; il primo ministro Netanyahu si oppone fermamente a ciò”.
Proprio riguardo a questi punti, il Times of Israel ha citato il funzionario del gruppo terroristico Izzat al-Rishq, secondo cui il movimento islamista rimarrà fermo sulle sue posizioni e continuerà a chiedere una "sospensione permanente e completa" delle operazioni militari israeliane "in tutta la Striscia di Gaza" e, quindi, "non solo a Rafah". L'esponente dell’organizzazione palestinese ha poi accusato il premier Benjamin Netanyahu di prendere tempo per continuare la guerra e ha avvertito che “il tempo sta per scadere”. Il destino degli ostaggi ancora in mano ai terroristi rimane dunque appeso a colloqui che, date le premesse, probabilmente si concluderanno con un nulla di fatto esattamente come successo nel corso degli ultimi mesi.
A Gaza, intanto, si continua a combattere nonostante l’ordine di un cessate il fuoco a Rafah imposto a Israele dalla Corte internazionale di giustizia. Domenica 26 maggio, i terroristi di Hamas hanno lanciato otto razzi dalla città al confine con l’Egitto verso le regioni centrali dello Stato ebraico.
La maggior parte è stata intercettata dal sistema Iron Dome, mentre gli altri non hanno causato morti. Gli operatori del servizio di emergenza hanno riferito del ferimento di due donne, cadute mentre stavano correndo verso i rifugi.
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